L’orsa che ha ucciso Andrea Papi doveva essere già fermata: due anni fa il Tar ne impedì la cattura accogliendo il ricorso degli animalisti
L’orsa che ha ucciso Andrea Papi doveva essere già catturata ma due anni fa il Tar ne difese la libertà accogliendo il ricorso degli animalisti. Risale al 16 aprile del 2021 la doppia sentenza del Tribunale di Trento sulle ordinanze di cattura degli orsi M57 E JJ4, l’animale che lo scorso 5 aprile avrebbe aggredito il 35enne, trovato morto nei boschi sopra Caldes in Trentino. In più di 30 pagine il primo documento accoglieva il ricorso sull’ordinanza di cattura per JJ4, che nel giugno 2021 si era scontrata con due cacciatori usciti dal sentiero. La provincia di Trento aveva allora chiesto l’abbattimento, nonostante avesse dei cuccioli, per poi fare un passo indietro chiedendone solo la cattura. La seconda sentenza pubblicata, invece, aveva respinto i ricorsi su M57, l’orso che nell’agosto 2020 aveva ferito un carabiniere ad Andalo; già catturato e richiuso, sarebbe dovuto rimanere quindi sotto custodia. Alla luce di quanto accaduto ad Andrea Papi, la sentenza su JJ4 ora fa discutere, tra chi ribadisce la legittimità della decisione del Tar e chi invece pensa a una tragedia che poteva essere evitata. Nelle ultime ore la stessa famiglia del ragazzo continua a invocare l’abbattimento dell’animale che ha causato la morte di Andrea. Ma nelle parole di dolore c’è anche la consapevolezza di parenti e amici, abitanti nelle zone del Trentino, «che la soluzione non può essere l’uccisione sistematica degli orsi ma una migliore gestione del progetto Life Urse nella regione».
L’esultanza degli animalisti dopo le sentenze e la richiesta alla provincia di Trento: «Ora si metta fine alla persecuzione»
A seguito della pubblicazione della doppia sentenza del Tar, ad esultare per la decisione su JJ4 furono le principali organizzazioni animaliste diffuse sul territorio, le stesse che ora invocano protezione per l’orsa accusata di aver ucciso Papi. «Benissimo per mamma JJ4, ma deve continuare la battaglia per gli orsi ingiustamente rinchiusi nelle gabbie del Casteller», aveva detto il presidente di Gaia Animali & Ambiente, Edgar Meyer. Anche l’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) aveva parlato di «vittoria», mentre Lav si era appellata alla provincia di Trento: «Fermi qui la sua persecuzione nei confronti dell’orsa, per lei sarà un bel risveglio dal letargo». E ancora: «Non potevamo sperare di meglio per un’orsa che non ha mai fatto nulla di male, ha solo difeso i suoi cuccioli, ma per questo era stata condannata a morte». Poi, anche in questo caso, la richiesta alla Provincia di Trento: «Chiediamo che si astenga da ulteriori attività per provvedere alla sua cattura, piuttosto spenda le sue risorse per mettere in atto tutte le necessarie attività di prevenzione necessarie a una corretta convivenza con gli orsi». Un botta e riposta che nelle ultime ore è tornato a riaccendersi in maniera tragica con la morte del 35enne. Il presidente della provincia Maurizio Fugatti sembra infatti deciso a procedere per l’abbattimento dell’animale che ha ucciso Papi.
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