La caccia a Jj4 dopo la morte di Andrea Papi: «Ha soltanto “fatto l’orsa”. Perché ucciderla?». Lo zoologo e il problema dei cuccioli
Sono iniziate le ricerche dell’orsa Jj4, responsabile della morte del runner Andrea Papi. Da quando è stato reso noto il nome in codice del plantigrado che ha aggredito il 26enne la guardia forestale trentina ha intensificato le operazioni di monitoraggio su tutta l’area de monte Peller. Attività non facili perché, anche se Jj4 ha il radiocollare essendo un’orsa nota, la zona del Peller è quasi completamente senza copertura Gsm. Il 22 giugno del 2020 in località Verde sopra Cles Jj4 aveva aggredito e ferito Fabio Misseroni e suo figlio Christian. L’orsa è figlia di Joze e Jurka, tra i primi plantigradi arrivati dalla Slovenia nei primi anni 2000. Jj4 e i suoi fratelli Mj5 e Kj2 sono ritenuti responsabili di almeno il 50% degli attacchi avvenuti in zona.
Il Tar e il plantigrado
L’orsa Jj4 era stata già condannata a morte per l’aggressione a padre e figlio. Ma successivamente il tribunale amministrativo regionale del Trentino aveva annullato l’ordinanza. All’epoca gli animalisti esultarono: «Non potevamo sperare di meglio per un’orsa che non ha mai fatto nulla di male, ha solo difeso i suoi cuccioli, ma per questo era stata condannata a morte». Oggi il presidente della provincia Maurizio Fugatti sembra invece deciso a procedere nell’abbattimento dell’animale che ha ucciso Papi. La madre del runner invece dice che la morte dell’orsa non le restituirà il figlio. La Lega Anti Vivisezione con Massimo Vitturi attacca la Regione: «Non ha mai fatto nulla per informare i cittadini. E per prepararli ad eventuali aggressioni di orsi. Ucciderli non significa avere sicurezza. È importantissimo sapere come comportarsi quando si incontrano».
Lo spray contro gli orsi
Lo scrittore milanese Paolo Cognetti in un’intervista al Quotidiano Nazionale si dice favorevole all’uso dello spray anti orsi: «Io ho visitato l’Alaska e il Canada, dove nelle ampie foreste gli orsi e gli altri animali selvatici pullulano. In ogni supermercato di qualsiasi cittadina lo vendono e funziona. Però tanti da quelle parti vorrebbero un fucile. E visto che è facile comprarlo le persone preferiscono girare armate». In Val d’Aosta, dove vive, il problema degli orsi non c’è: «Esiste un affresco sulla parete di una chiesetta di Antagnod, un paesino della mia Val d’Ayas, in cui c’è la rappresentazione di una caccia all’orso. L’ultimo ad essere abbattuto risale al Settecento». Ma in generale «manca un’educazione che ci faccia sapere chi vive nel bosco e come lo dobbiamo affrontare».
Licia Colò e l’abbattimento
La conduttrice Licia Colò in un’intervista a La Stampa si schiera invece contro l’abbattimento di Jj4. «Abbatterla ed eliminare altri orsi problematici è scorretto. Siamo noi che li abbiamo messi lì e poi abbiamo cambiato idea. Ha “fatto l’orsa”. Perché ucciderla? Va spostata o catturata: vivrà il resto dei suoi giorni in gabbia». Colò spiega la differenza tra Abruzzo e Trentino: «Se si parla con gli zoologi, sono convinti che l’orso abruzzese sia più docile. Io credo che si possa trovare quello più nervoso e quello che lo è meno, come del resto accade a noi umani. Sono stata molte volte in Abruzzo e ho notato che gli abitanti sono più abituati a convivere con l’orso. Lo abbiamo visto passare in paese e non c’era panico, anzi: fin troppa confidenza. Poi c’è un fattore aggiuntivo: una diversa considerazione dell’animale. Ho sempre sentito un certo orgoglio nel dire: “Noi abbiamo gli orsi nel parco nazionale”. Tutto sta nell’educazione alla convivenza».
E i cuccioli di Jj4?
Per la conduttrice «se la popolazione non vuole l’orso, è una causa persa. Non voglio difendere gli orsi a prescindere. Ma interroghiamoci sul fatto che quello di Caldessia il primo episodio in cento anni di un orso che uccide un essere umano in Italia». Lo zoologo Filippo Zibordi, che vive da vent’anni in Trentino, ricorda invece con Il Messaggero che Jj4 ha partorito all’inizio del 2022. «Gli orsacchiotti nascono a gennaio, si staccano dalla madre nella seconda estate di vita. Potrebbero averla già lasciata o vivere ancora con lei», sostiene. Se l’orsa venisse uccisa però i cuccioli sarebbero abbastanza grandi da potersela cavare da soli: «Se fossero venuti al mondo quest’anno invece non avrebbero possibilità». Secondo Zibordi la strategia dello sfoltimento degli animali è un rischio «perché è impossibile distinguere i “buoni” dai dannosi».
Cosa rende pericoloso un incontro con un orso
Lo zoologo spiega a Stefano Ardito che a rendere pericoloso un incontro con un orso «è soprattutto la sorpresa. Gli orsi sono animali notturni, al mattino o al tramonto non si aspettano di vederci arrivare. Se lo si incontra bisogna muoversi lentamente e annunciare la propria presenza parlando, cantando o portando con sé un sonaglio. La velocità e il silenzio fanno aumentare il rischio». Lui va spesso a correre nei boschi che sono accanto a casa sua: «Ma prima di ogni curva o dosso faccio rumore. Se c’è un orso, gli lascio il tempo di allontanarsi».
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