«Torna in te, non capisci che ti amo?»: le chat tra Isabella Linsalata e Giampaolo Amato prima dell’omicidio
«Amore rientra nel Giampo che conosco, non capisci che ti amo?». Questo scriveva Isabella Linsalata a Giampaolo Amato in una serie di messaggi su Whatsapp nel maggio del 2019. Ovvero prima della morte e dell’inchiesta che ha portato all’arresto il medico oculista. Dal contesto appare confermato che Linsalata sapeva della storia del marito con un’altra donna. Secondo un’amica la moglie sapeva anche che il marito la drogava. Mentre secondo il Gip oltre al movente sentimentale c’era anche quello economico. Il giudice Claudio Paris dice che i messaggi su Whatsapp costituiscono la conferma che Linsalata era profondamente e ingenuamente innamorata del marito.
Un uomo «infingardo e frustrato»
Mentre Amato viene definito «un uomo infingardo, frustrato e braccato quello che siede a tavola con la Linsalata quella sera, guardandola sorseggiare un vino che risulterà poi essere stato adulterato con benzodiazepine. E ciò nel mentre da giorni ripete alla sua amante di aspettarlo perché ormai ha scelto lei (“’Da sempre sei l’oggetto dei miei pensieri più belli e dei progetti più importanti…Vedrai, non voltare pagina…Vedrai dammi retta. Ci può essere tutto. Tutto ancora, ti prego. Io ho scelto te”). Il giorno, prima, il 18 maggio del 2019, Amato e la donna a cui era legato da anni fuori dal matrimonio si erano scambiati numerosi messaggi in una chat riportata nell’ordinanza. Lei aveva usato toni molto duri, da epilogo della storia. «Non ti scrivo per scompensarti Giampaolo, ti scrivo per liberarti da dubbi e problemi atroci. Tu sei stato la cosa più bella della mia vita, Ma da un po’ non lo sei più. Da troppo ormai. Sei la causa della mia tristezza, della mia stanchezza, dei miei nervi sempre tesi. Sono diventata apatica, grigia, decisamente brutta anche».
I figli e l’ultima sera
Il medico ha dovuto rispondere anche alle domande del figlio sulla morte della madre. «Papà com’era la mamma quella sera?» è una delle domande al genitore, il 5 marzo 2022. La conversazione, durante la quale il giovane, insieme alla sorella, pone una serie di questioni, incalzando il genitore sulla sera del 30 ottobre 2021, è agli atti dell’inchiesta dove si ipotizza che la donna sia stata assassinata dal marito attraverso l’assunzione di sostanze. «Era tranquilla. Mi ha raccontato che è stata a cena» con un’amica. «E dove vi siete incontrati?», domandò il figlio. «Sotto, in studio», la risposta. Domanda: «Ti ha suonato?». «Sì». A quel punto intervenne la figlia: «Perché ti ha suonato a quell’ora? Come sapeva che eri sveglio?». Amato: «Avrà visto la luce accesa, poi sapeva ed era d’accordo che ci sentivamo dopo». La figlia: «Sì, ma era tardi».
Il problema di salute
Il padre a quel punto ricorda ai figli che doveva «vedere l’occhio» alla madre, per un problema. Il figlio: «Ma tu, quando sei andato via, lei era già a letto?». «È andata in bagno, a lavarsi i denti e… poi è andata a letto. L’ho salutata e sono andato giù. Siamo rimasti un po’ giù a chiacchierare”. La figlia: “Tu l’hai vista che si metteva nel letto?». Secondo Paris è significativo il lasso di tempo in cui l’indagato si intrattenne in casa della donna, mentre questa era in bagno indaffarata a prepararsi per la notte. Amato, che in fase di indagini è stato sentito due volte dagli inquirenti, negando gli addebiti, si è invece avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia. I suoi difensori, avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, hanno fatto ricorso al Riesame e si attende la fissazione dell’udienza.
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