Le donne a Bruxelles non lavorano? «Colpa del modello di famiglia mediterraneo importato dagli italiani». Parola del ministro – Il video
Poliglotta e multiculturale, Bruxelles lo è di certo. Ma non sempre questo ne fa una città – e una regione, l’area urbana che la circonda e ne prende il nome – virtuosa. Vaste aree della capitale belga e del suo hinterland patiscono seri problemi di povertà e marginalità sociale, anche a causa del numero insufficiente di persone occupate. Per il ministro del Lavoro della regione, c’è una ragione precisa per cui quel tasso è ancora troppo basso: l’influsso su pezzi del tessuto urbano delle culture mediterranee. È il senso di quanto ha affermato l’interessato, Bernard Cleyfat, questa mattina nel corso di un’intervista alla tv belga LN24. Facendo il punto sullo stato del mercato del lavoro nella regione di Bruxelles, Cleyfat ha lamentato come il tasso di occupazione sia sì salito in media ad un livello attorno al 65%, ma come lo scarto tra quello maschile e femminile sia ancora decisamente troppo ampio: attorno al 10%. La ragione? «C’è ancora un numero troppo grande di donne nella regione di Bruxelles che seguono un modello – per dirla in modo semplice – mediterraneo». Letteralmente? All’alzata di sopracciglia del conduttore della trasmissione del mattino, Martin Bruxant, che gli fa notare come l’espressione potrebbe non suonare particolarmente gradevole, il ministro elabora il concetto. «Beh ma è proprio così che funziona per gli italiani d’origine, o i marocchini, o i turchi, bisogna dirlo: un modello di famiglia mediterraneo in cui l’uomo lavora e la donna resta a casa».
Immediata la levata di scudi contro le affermazioni politicamente scorrette del ministro, in primis dai suoi stessi partner di coalizione socialisti ed ecologisti. Dichiarazioni «inaccettabili e infamanti», ha tuonato la deputata del PS Fadila Laanan, che si è detta «scioccata, pensando a tutte quelle donne che cercano lavoro e sono discriminate» proprio in ragione del loro background etnico o migratorio. Nessuna marcia indietro tuttavia da parte di Clerfayt, che ha sottolineato – citato da Le Soir – di essere al lavoro proprio per favorire l’emancipazione femminile, ma che «denunciare non significa stigmatizzare». «Non è oscurando la realtà per piccoli benefici elettorali che si risolveranno davvero i problemi del mercato del lavoro brussellese», ha replicato ai socialisti il ministro, ribadendo di non avere dunque nulla di cui scusarsi.
https://t.co/kA38NzbW50 pic.twitter.com/s0FeLW05GI— PS parlbru (@Groupepsprb) April 14, 2023
Foto: Frammento video – LN24
Leggi anche:
- La parità di genere secondo La Russa: «L’avremo quando una donna grassa, brutta e scema rivestirà un ruolo importante» – Il video
- Sanremo 2023, il discorso di Chiara Ferragni: «Essere una donna non è un limite: sfida il sessismo» – Il video
- Madrid, bufera sul collegio Elías Ahuja per gli insulti sessisti dal dormitorio. Ma le studentesse li difendono: «È una nostra tradizione» – I video