Artem Uss, alta tensione tra Nordio e i giudici di Milano sull’evasione: «Dal ministero mai arrivata la richiesta Usa di trasferirlo in carcere»
Continua lo scontro a distanza tra magistratura e governo sul caso di Artem Uss, l’uomo d’affari russo fermato a Malpensa il 17 ottobre su mandato d’arresto internazionale spiccato dagli Usa, con l’accusa di traffico internazionale di armi e petrolio, ed evaso dagli arresti domiciliari il 22 marzo, il giorno dopo che la Corte d’Appello di Milano aveva concesso l’estradizione negli Stati Uniti. Nei giorni scorsi la premier Giorgia Meloni aveva adombrato di fronte al Copasir le responsabilità di «altri poteri dello Stato» – leggi organi di magistratura – e il suo Guardasigilli Carlo Nordio aveva gettato più esplicitamente la croce sulle responsabilità della Corte d’Appello di Milano, che sarebbe stata allertata sulla necessità di far tornare l’uomo in carcere in attesa dell’estradizione. Una ricostruzione oggi smentita però dalla Corte stessa, secondo la quale dal ministero non giunse la nota del Dipartimento Usa della Giustizia che chiedeva di far tornare Uss in carcere. Secondo i giudici, viceversa, Nordio «si limitò a girare il 9 dicembre la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota tre giorni prima, con cui spiegava che la competenza a decidere sul carcere è dell’autorità giudiziaria e che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico è equiparabile alla custodia in carcere». Lo ha scritto la Corte in una relazione sul caso inviata al ministero della Giustizia.
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