Accuse a Wojtyla, l’avvocata di Pietro Orlandi convocata in Vaticano si rifiuta di fare i nomi degli informatori
Laura Sgrò, l’avvocata del fratello di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel giugno 1983 a Roma, ha fatto appello al segreto professionale per rifiutarsi di riferire da chi il suo assistito abbia raccolto le voci sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla. Ospite a DiMartedì su La7, Pietro Orlandi aveva, infatti, dichiarato che «ogni tanto usciva di sera e andava in giro con due suoi amici polacchi. Secondo qualcuno non andava certo a benedire delle case». Per poi precisare di non voler accusare l’ex Pontefice e che le sue parole sono state strumentalizzate. Questa mattina, sabato 15 aprile, c’è stato un breve incontro tra la legale della famiglia Orlandi e il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi. Sgrò è stata convocata in qualità di testimone per riferire in merito alle fonti delle informazioni riguardanti Giovanni Paolo II e più in generale sul caso della ragazza scomparsa.
La legale aveva chiesto un incontro nei mesi scorsi
Già nei mesi scorsi Diddi aveva assicurato di voler approfondire il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, su mandato diretto di Papa Francesco. A seguito delle dichiarazioni di Pietro Orlandi, il Procuratore ha quindi deciso di convocare la legale, che nei mesi precedenti aveva chiesto più volte di essere ascoltata. «Nell’istanza che ho appena presentato in Vaticano ho chiesto, per l’ennesima volta, di poter incontrare il promotore di giustizia Alessandro Diddi, in seguito alle notizie date alla stampa sull’apertura del fascicolo», aveva detto lo scorso 11 gennaio. «Mi aspetto un incontro tempestivo. Vorrei consegnargli personalmente le chat e altri documenti perché se io dico che ho delle prove, tu hai il dovere di ascoltarmi». Ma di fronte alla convocazione di oggi, la legale ha scelto il silenzio.
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