Moody’s declassa il rating di Israele e inguaia Netanyahu: «Ha indebolito il Paese»
Scende da «positivo» a «stabile» l’outlook sul debito israeliano. È quanto ha annunciato l’agenzia di rating globale Moody’s, citata dal The Jerusalem Post. Moody’s ha confermato venerdì il rating di credito sovrano ad «A1» . Un punteggio medio-alto che, spiega l’agenzia, «riflette la forte crescita economica di Israele e il miglioramento della forza fiscale che Moody’s prevede di continuare nel suo scenario di base. L’economia – aggiunge – si è dimostrata resiliente a molti shock economici e geopolitici negli ultimi decenni ed è cresciuta rapidamente, aiutata dalle industrie high-tech israeliane competitive a livello globale». Ma al contempo è arrivata la decisione di declassare la prospettiva: “traduzione” in termini finanziari – mette in chiaro Moody’s – del deterioramento della governance di Israele, soprattutto a causa della riforma giudiziaria proposta da Benjamin Netanyahu che ha infiammato e diviso il Paese negli ultimi mesi, con un’ondata di proteste mai vista da decenni contro il testo, poi congelato da Netanyahu per scongiurare rischi di una vera e propria guerra civile.
La riforma della giustizia dietro il declassamento
«Il modo in cui il il governo ha tentato di attuare una riforma ad ampio raggio senza cercare ampio consenso indica un indebolimento della sua solidità istituzionale e della prevedibilità politica», spiega Moody’s. «Di conseguenza – aggiunge -, i rischi sul rating di Israele portano a un outlook stabile». Le prospettive di Israele erano state indicate come positive nell’aprile dello scorso anno proprio per l’agenda di riforme del governo che mirava ad affrontare le sfide a lungo termine e l’aspettativa dell’agenzia era quella di un’ulteriore riduzione del debito del governo. Ma così non è stato. Netanyahu, a quanto sembra, prima della pubblicazione del rating avrebbe tentato di convincere l’agenzia a non declassare il rating del Paese. Senza, però, riuscirci.
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