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Roma, bambina denuncia 4 anni di molestie sullo scuolabus: l’autista finisce a processo

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Il mezzo la trasportava quotidianamente all'istituto dove studiava, la "Scuola Svizzera di Roma". Il primo episodio quando aveva 9 anni

Quattro anni: tanto è durato l’incubo di una bambina molestata dall’autista del suo scuolabus. L’uomo, A. I., avrebbe dovuto accompagnarla tutte le mattine a scuola, per poi riaccompagnarla a casa il pomeriggio. Ma non si sarebbe limitato a questo: secondo quanto accertato dalla Procura di Roma, l’uomo ha abusato di lei «costringendola a subire palpeggiamenti delle gambe, del seno e delle parti intime», da quando aveva 9 anni. Adesso il conducente dello scuolabus è a processo, accusato di violenza sessuale aggravata, non solo perché la sua vittima era minorenne, ma anche perché i fatti si sono verificati nelle immediate vicinanze di un istituto di istruzione. La famiglia della bambina ha presentato denuncia, anche se ha deciso di non costituirsi parte civile nel processo.

I fatti

Secondo quanto riporta il Messaggero, tutto sarebbe iniziato alla fine del 2013. I genitori della ragazzina avevano deciso di iscriverla a un istituto privato, la “Scuola Svizzera di Roma”, che accoglie ragazzini dall’asilo al liceo. E che mette a disposizione delle famiglie un servizio esterno di trasporto, per venire incontro ai genitori lavoratori. A. I., che oggi ha 61 anni, all’epoca era uno degli autisti. Faceva salire i bambini a bordo del mezzo poco prima delle 7, iniziando l’itinerario in zona Grottarossa, e li riportava a casa verso le 17. Proprio nel corso di questi viaggi quotidiani, l’uomo avrebbe iniziato a palpeggiare la bambina. All’inizio toccandole le gambe, ma con il tempo anche la zona del seno e altre parti intime. Dalle carte dell’accusa emerge persino che, in altre occasioni, avrebbe anche portato le mani della bambina sui suoi genitali.

«All’inizio non capivo – ha spiegato la ragazzina ai giudici – non davo peso a questi atteggiamenti». Solo quattro anni dopo, nel novembre del 2017 (quando era ormai tredicenne), ha capito cosa stesse accadendo, e ha trovato il coraggio di raccontare tutto ai genitori. «C’è stato un momento in cui il mio corpo ha iniziato a cambiare e quel contatto fisico ha iniziato a darmi sempre più fastidio – ha raccontato la ragazza in Tribunale – E poi ho iniziato a capire cosa mi stava capitando anche grazie a ciò che vedevo intorno a me. Penso ad alcuni programmi televisivi, in cui vengono raccontate storie come quella che ho vissuto io. Come la serie tv americana “Criminal Minds” o anche “Le Iene”», ha spiegato.

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