Terzo Polo naufragato, Gasparri mette il dito nella piaga: «Valeva la pena lasciare Forza Italia per ritrovarsi tra un cumulo di macerie?»
Sono ancora fresche le ferite della rottura tra Azione e Italia Viva, e già dalla sponda opposta – meglio, concorrente – di Forza Italia c’è chi rigira il dito nella piaga. Contando magari, più o meno apertamente, di poter beneficiare di un “rientro di cervelli” sulla sponda destra dell’arco parlamentare da parte di chi nel progetto del polo di centro aveva creduto, ed è rimasto scottato. «Ne valeva la pena?», è la domanda provocatoria che Maurizio Gasparri, dirigente di lungo corso di FI e oggi vicepresidente del Senato, pone agli ex compagni di avventura politica rimasti imprigionati nel tritacarne della rivalità Renzi-Calenda. Da Mara Carfagna a Mariastella Gelmini, sino alla “lombarda” Letizia Moratti, sono stati molti i (le, soprattutto) stelle cresciute nel vivaio di Silvio Berlusconi che negli scorsi mesi hanno traslocato in Azione, il nuovo partito di Carlo Calenda, dopo la caduta del governo Draghi causata anche dall’ex premier. Una scommessa sul futuro politico del soggetto “liberal-democratico” oggi offuscata dalla clamorosa sospensione della marcia verso la fusione con Italia Viva. «A quanti hanno fatto scelte diverse dalle nostre, illudendosi di vivere nuove stagioni di gloria al seguito di Calenda e nel connubio con Renzi, alla luce dei gravi insulti che si stanno scambiando i due, con accuse da codice penale, viene spontaneo chiedere: ne valeva la pena? Lo dico senza polemica. E penso a persone come Gelmini o Moratti», pizzica Gasparri in una nota.
Giudizio impietoso
«Non faccio inviti al ritorno, inopportuni e per i quali non avrei titolo, ma dico, alla Marzullo, “fatevi una domanda e datevi una riposta”», suggerisce Gasparri. Che ricostruisce poi a modo suo, e con buone dosi di veleno, la fuga dei dirigenti finita nel disorientamento di oggi. «Sì certo, Forza Italia ha avuto momenti di maggior gloria (infatti molti si sono spostati inseguendo i numeri, ma sbagliando spesso la direzione), ma non devo, in aggiunta, analizzare l’esiguo dato politico-numerico del tal presidente di Regione o del tal sindaco e di altri ancora prima, partiti credendosi il nuovo Cavaliere e rivelatisi dei pony dalla crescita bloccata». Per il vicepresidente del Senato «il resto ce lo confermano le contumelie del figlio di papà Calenda che lancia accuse terribili a Renzi, con il quale doveva costruire la casa futura dei moderati, ridotta a un cumulo di macerie come la casa della ‘Guerra dei Roses‘. E chi fuggì, pensando che fosse finita Forza Italia, gira triste tra le rovine di un futuro già passato prima di cominciare», conclude senz’appello Gasparri.
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