Medico arrestato a Bologna, anche l’amante voleva denunciarlo: i timori per la propria vita nelle telefonate con l’amica
Spuntano nuovi dettagli sul caso di Isabella Linsalata e suo marito Giampaolo Amato, l’ex medico della Virtus 64enne di Bologna arrestato con l’accusa di aver ucciso la consorte con un mix letale di farmaci. Nell’ordinanza d’arresto il gip riferisce che Amato, nonostante sapesse di essere indagato per la morte della moglie, continuava a essere ossessionato dall’amante al punto di concentrarsi su di lei piuttosto che della sua sorte giudiziaria. E che quando lei ha deciso di chiudere il rapporto con lui, Amato è sprofondato nella «rabbia, al punto da farle temere per la propria incolumità». La giovane donna aveva molta paura e più volte lo ha avvertito che avrebbe preso provvedimenti contro di lui andandolo a denunciare o contattando i suoi avvocati. O almeno questo ha riferito in una conversazione telefonica con un’amica. Ma in realtà la denuncia non è mai arrivata perché – riporta la Repubblica – non voleva peggiorare la sua situazione giudiziaria data l’indagine in corso per omicidio.
I timori della donna
In un’altra chiamata con la stessa amica riconosce che avrebbe potuto fare la stessa fine di Isabella. Durante una telefonata tra il medico e l’amante lui la insulta con fare minaccioso. Tra i tanti epiteti, la definisce «bestia». Lei così minaccia il suicidio, ma lui l’accusa di fare la vittima. Il tutto dopo mesi dalla morte della moglie Linsalata. Nulla, però, sembra fermare Giampaolo che a giugno si è presentato sotto casa della donna. Lei però, per timore, non gli ha aperto. Per il momento, dietro l’accusa ad Amato ci sarebbe l’«inconfessabile desiderio» dell’uomo di togliere di mezzo quello che riteneva essere l’ultimo ostacolo alla sua nuova relazione iniziata nel 2018. Ma, stando a quanto emerge, altamente conflittuale e pericolosa per la giovane donna.
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