La maestra dell’Ave Maria torna a scuola dopo la sospensione, lacrime e abbracci con i genitori: «Loro sono con me: adesso si saprà la verità»
È tornata in classe Marisa Francescangeli, la maestra di 58 anni di Nuoro sospesa per venti giorni, dopo che aveva fatto realizzare ai suoi alunni un rosario con le perline e aver recitato con loro un’Ave Maria e un Padre Nostro, mentre faceva supplenza per una collega prima delle scorse vacanze natalizie. Le immagini raccolte dall’Unione Sarda raccontano scene di grande commozione tra Francescangeli e i genitori che l’hanno accolta con un mazzo di fiori al suo ritorno nella scuola primaria di San Vero Mills: «Quello che è importante è le mamme mi stanno sostenendo – ha detto la maestra – Piangevo già prima di arriva, non vedevo l’ora di poter riabbracciare i miei alunni, che non meritano quanto è accaduto. Sono sicura che si riprenderanno alla grande».
Il ricorso
La maestra era accompagnata dal segretario provinciale della Uil scuola di Oristano, Raimondo Pisu, che l’ha assistita nella presentazione del ricorso contro la sospensione, con tanto di riduzione dello stipendio. Francescangeli ancora oggi si considera vittima di un’ingiustizia e si dice sicura che la verità in tribunale le darà ragione: «Non vedo l’ora di riprendere a lavorare – ha detto – sono qui per i miei bambini. Sono atti venti giorni difficili e di stress. È giusto adesso che si sappia la verità, deve venire fuori, ci sarà un procedimento penale. Ho tante persone che mi stanno sostenendo in questo momento».
L’ispezione del ministero
Sul suo caso è stata disposta un’ispezione da parte del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che a proposito della sospensione della maestra aveva comunque spiegato che il provvedimento era arrivato dopo una serie di precedenti in cui era coinvolta l’insegnante. Valditara aveva parlato di «diversi interventi bonari del dirigente scolastico e il percorso si è svolto su diversi mesi. Anzichè insegnare geografia, storia e matematica – aveva detto il ministro – la maestra avrebbe fatto cantare inni religiosi o pregare. È quindi una violazione di un obbligo previsto dalla legge. Se poi si tratti di canzoni religiose, di bandiera rossa o di leggere Repubblica durante l’ora di matematica, non cambia».
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