Parla l’imprenditore che ha avuto un figlio con una collaboratrice: «Farò il test del Dna: ma se non sono il padre rivoglio i soldi»
Ha deciso di sottoporsi all’esame di paternità l’imprenditore di Campoli che avrebbe messo incinta tre collaboratrici nel corso di 10 mesi. Citato in giudizio dalla prima compagna, l’uomo rompe il silenzio per la prima volta da quando la sua vicenda è diventata pubblica. Al Corriere della Sera, la sua avvocata Francesca Mazzenga spiega di aver inviato una lettera alla donna assicurandole che, in caso di esito positivo della paternità, il suo assistito non si sottrarrà ai suoi doveri. «Ma allo stesso tempo – ha aggiunto l’avvocata – non indugerà a richiedere la restituzione delle somme sinora versate ove gli esami genetici non riconoscano la sua paternità. In tal caso, dette somme andranno restituite costituendo, come è noto, un indebito». Alle accuse di essersi sottratto sin dall’inizio della vicenda al test del Dna, l’imprenditore attraverso la sua avvocata spiega: «Il mio assistito non si è mai voluto sottrarre all’esame. Semmai è stata la ragazza che si è rifiutata. Va ricordato, infatti, che il bimbo è nato al di fuori del matrimonio, per cui l’onere della prova grava in capo alla madre che deve sostenere le spese del test. Il mio assistito, nonostante tutto, è sempre stato disponibile a farlo, pagando l’esame al 50%». Sarebbe stata la donna però a rifiutare l’offerta, mentre oggi l’imprenditore ha deciso di anticipare per intero le spese: «E lo facciamo per dare un taglio netto alle accuse e per ripristinare al più presto la verità». La prima compagna dell’imprenditore ha dato alla luce il figlio lo scorso gennaio: «Ma non c’è mai stata convivenza tra i due – spiega Mazzenga – E il bimbo (qualora fosse appurata la paternità) è il frutto di un semplice rapporto occasionale».
La terza donna incinta? «Illazioni»
L’imprenditore, 30 anni, gestisce una onlus che collabora con la Asl di Frosinone per il trasporto di pazienti e nel fornire ambulanze e personale in occasione di eventi. Durante il lavoro ha conosciuto la seconda compagna: «Ma questa è una storia importante – assicura l’avvocata – E il bambino che aspettano è fortemente voluto». L’esistenza di una terza compagna però è messo in dubbio da Mazzenga, secondo la quale quelle su una terza donna incinta sono solo «illazioni messe in giro per screditare il mio assistito». E a proposito di accuse di comportamenti violenti da parte dell’imprenditore, l’avvocata chiarisce che finora non c’è stata alcuna denuncia contro di lui perché «mai si è reso responsabile di tali comportamenti violenti». Anzi, l’uomo ha denunciato la donna e sua madre «per i reati di diffamazione stalking» proprio lo scorso gennaio.