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Il pg Tarfusser: «Strage di Erba, vi spiego perché secondo me Olindo e Rosa sono innocenti»

18 Aprile 2023 - 06:39 Redazione
strage di erba olindo rosa innocenti tarfusser
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Il giudice che ha chiesto la revisione del processo potrebbe trasmettere gli atti di persona. Intanto spiega la sua decisione

Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser ha chiesto la revisione del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba. E oggi spiega al Corriere della Sera perché. Tarfusser, ex giudice della Corte Penale Internazionale, si è convinto che i due coniugi siano innocenti. E ha scritto 58 pagine di arringa da mandare alla Corte d’Appello di Brescia. Ma a quanto pare la mossa non è piaciuta alla procuratrice generale Alessandra Nanni e all’avvocata generale Lucilla Tontodonati. Le quali hanno fatto sapere che ci vorrà un mese prima di decidere sulla trasmissione degli atti. Intanto per il processo è in ballo anche un’istanza di revisione. Presentata dall’avvocato Fabio Schembri, che rappresenta Olindo e Rosa. E che punta su nuove consulenze scientifiche e contesta le intercettazioni tra i coniugi.

Il procuratore e gli atti

Tarfusser è molto abbottonato sulla vicenda. «Trovo a dir poco spiacevole che l’atto sia uscito», dice. «Guarda caso proprio quando io non ero in Italia. E comunque: tutto quello che ho da dire l’ho scritto lì dentro. Ho scritto ogni pagina con la massima onestà intellettuale di cui sono capace e con tutta la passione per il mestiere che ho sempre avuto. Direi che il mio compito finisce qui, sta ad altri prendere ulteriori decisioni. E ora vorrei che di me non si parlasse, perché io non voglio niente, non cerco niente. A me importa il merito, non il circo mediatico». Secondo il quotidiano se la procura deciderà di non trasmettere l’atto potrebbe farlo lui personalmente. «È per me insopportabile il pensiero che due persone probabilmente vittime di un errore giudiziario stiano scontando l’ergastolo», scrive nella richiesta di revisione.

Le gravissime criticità nelle sentenze

La prossima settimana la difesa della coppia presenterà ai giudici bresciani l’istanza di un nuovo processo. A metà maggio si saprà se questa strada sarà seguita anche dalla Procura generale. Sarà quindi la pg Nanni, alla quale il regolamento interno conferisce la responsabilità di quello che accade nel suo ufficio, a sciogliere la riserva e a decidere se trasmettere alla Corte le 58 pagine firmate da Tarfusser dopo aver valutato attentamente nel merito e in diritto se ci sia o meno spazio per l’eventuale riapertura del processo. L’ultima parola spetta alla magistratura bresciana. Che innanzitutto deve esprimersi sulla ricevibilità. E poi procedere a un nuovo giudizio con la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. Il sostituto pg Tarfusser osserva che le tre prove – il riconoscimento di Olindo Romano da parte di Mario Frigerio, l’unico sopravvissuto, la macchia di sangue di sua moglie, Valeria Cherubini, su battitacco dell’auto dei coniugi e la loro confessione – sono inficiate sin dall’inizio da «gravissime criticità mai valutate nelle sue sentenze di primo e secondo grado» e ora sgretolate «da certezze scientifiche».

Le tre prove nuove

Per questo secondo Tarfusser bisogna vagliare le tre prove nuove che da sole, ma soprattutto unitamente agli elementi in atti non valutati «giustificano ampiamente, a parere di chi scrive, non solo l’ammissibilità della revisione» ma anche un ulteriore processo. E «il proscioglimento dei condannati per non aver commesso il fatto». Il pg cita i nomi di 17 consulenti del pool difensivo con i punti salienti delle loro relazioni fatte proprie da Tarfusser e allegate per dire che quella di Frigerio era una falsa memoria. E questo perché nelle sue condizioni fisiche non poteva «rendere valida testimonianza» indicando Olindo Romano come suo aggressore. Mentre le confessioni sono da considerarsi false e acquiescenti. Le ammissioni di Rosa Bazzi e Olindo Romano, «risultano piene di errori». Molti elementi della scena del crimine vengono «sbagliati» (tra il 50 e il 70%). Soprattutto «per quel che riguarda il nucleo centrale della Strage». Quelle che vengono definite confessioni sono, in realtà, una serie di “sì” a suggerimenti sotto forma di domande chiuse formulate ai tempi delle indagini.

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