Bisfenolo A nei cibi: l’Efsa abbassa ancora la soglia giornaliera tollerabile. Dove si trova e dove è vietato
Il bisfenolo A (Bpa) era già sotto controllo da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Si tratta di una sostanza presente in combinazione con altre in plastiche e resine utilizzate spesso nei contenitori per alimenti e negli imballaggi. Alcuni residui si trovano anche in lattine e barattoli. Diversi studi hanno riscontrato la possibilità che Bpa migri dai contenitori agli alimenti, ragione per cui era già stata fissata una soglia minima giornaliera nei Paesi dell’Unione. Parliamo di un «interferente endocrino». In quanto tale oltre una certa dose il Bpa potrebbe alterare lo sviluppo del sistema ormonale, avendo effetti negativi anche nella fertilità. Inoltre è un fattore di rischio per cancro al seno e alla prostata, il diabete e varie cardiopatie. Da sempre la sostanza è sotto controllo, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Un provvedimento «prudenziale»
L’Efsa ha semplicemente aumentato i livelli di sicurezza, portando la soglia giornaliera tollerabile (Dgt) da 4 microgrammi (4 milionesimi di grammo) a 0,2 nanogrammi (2 miliardesimi di grammo). Le ragioni di questa decisione sono riportate nel report intitolato Re-evaluation of the risks to public health related to thepresence of bisphenol A (BPA) in foodstuffs.
Erano state precedentemente pubblicate anche delle relazioni congiunte assieme all’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e all’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BFR). Tutte le tappe fondamentali con riferimenti alle rispettive fonti sono state pubblicate dall’Efsa. Parliamo di lavori che vanno avanti almeno dal 2006.
Fin dalla nostra prima valutazione completa del rischio relativo alla sostanza (2006) – ha affermato il dottor Claude Lambré, presidente del gruppo di esperti dell’Efsa -, i nostri scienziati hanno analizzato periodicamente e in modo molto approfondito la sicurezza del BPA.
Per il riesame abbiamo vagliato una grande quantità di pubblicazioni scientifiche – continua Lambré -, tra cui oltre 800 nuovi studi pubblicati dal gennaio 2013. Questo ci ha permesso di orientarci tra notevoli elementi di incertezza circa la tossicità del BPA. Negli studi abbiamo osservato nella milza un aumento della percentuale dei linfociti del tipo T helper. Questi svolgono un ruolo chiave nei nostri meccanismi cellulari immunitari e un aumento di questo tipo potrebbe portare allo sviluppo di infiammazione allergica polmonare e malattie autoimmuni.
Si tratta di un provvedimento «prudenziale», come definito dall’Efsa. Infatti i legislatori europei avevano già introdotto dal 2015 delle restrizioni su alcuni usi della sostanza (per esempio è stato già vietato, nel 2018, nei biberon), riducendo il dosaggio tramite gli alimenti. Inoltre vanno sempre considerati altri fattori che possono aver influito sui risultati degli studi in esame. «Diverse variabili possono infatti influenzare il rischio globale per la salute di un individuo – continua l’Ente europeo -, compresi altri fattori di stress sull’organismo, la genetica e la nutrizione». Ora la Commissione europea avrà al vaglio una nuova Dgt circa 20000 volte più bassa della precedente, con la possibilità di fissare soglie quantitative ancor più sicure per la nostra salute.
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