Niente prodotti da terreni recentemente deforestati: arriva la norma Ue, ma gli allevatori brasiliani sanno già come eluderla
All’interno dell’Unione non potranno essere venduti prodotti che provengono da zone deforestate o degradate dove gli alberi siano stati abbattuti dopo il 31 dicembre 2020. Con 552 voti favorevoli, 44 contrati e 43 astenuti, l’Europarlamento ha approvato il regolamento, sulla base dell’accordo trovato lo scorso dicembre. Dopo un’ulteriore discussione al Consiglio, è arrivato il voto della plenaria. A garantire il rispetto dello standard saranno le compagnie che commercializzano questi beni, che dovranno anche certificare di non aver trasgredito le leggi sulla deforestazione dei Paesi di provenienza. La nuova norma guarda a bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia e legname e si estende a tutto ciò che contiene o è stato fatto usando questi prodotti – ad esempio il cuoio, il cioccolato e i mobili – e agli animali che vi si sono nutriti. Da dicembre a oggi sono stati aggiunti anche la gomma, il carbone vegetale, la carta, e vari derivati dell’olio di palma, si legge nel comunicato dell’Eurocamera. A mancare, ora, è solo l’approvazione formale del Consiglio.
I controlli
I controlli non saranno uguali per tutti, ma seguiranno le indicazioni della Commissione, che classificherà i Paesi e le loro regioni in fasce di rischio: alto, medio, e basso. La proporzione di beni controllati varierà di conseguenza. Il 9% per i Paesi o le regioni considerati a rischio elevato, il 3% per quelli a rischio standard, e l’1% per quello a basso rischio. Per le verifiche le autorità dovranno servirsi della localizzazione Gps, immagini satellitari e analisi genetiche. Le multe per chi non rispetta il nuovo regolamento non potranno essere inferiori al 4% del volume d’affari della compagnia importatrice. «Fino a oggi gli scaffali dei nostri supermercati sono stati troppo sesso riempiti con prodotti ricoperti delle ceneri della foresta pluviale bruciata e di ecosistemi irreversibilmente distrutti con danno a piante e animali, ma anche alle popolazioni indigene», ha commentato l’Europarlamentare del Lussemburgo Christophe Hansen.
L’aumento della deforestazione
Questo, tuttavia, potrebbe essere uno di quei casi in cui l’inganno viene trovato prima della legge. L’Ue non è l’unico ente che negli ultimi mesi ha introdotto misure per ridurre il proprio impatto indiretto sulla deforestazione. A gennaio dello scorso anno, a esempio, diverse catene di supermercati – Sainsbury’s e la filiale belga di Carrefour, quella francese di Auchan e quella olandese di Lidl – hanno ridotto o eliminato del tutto la rivendita di carne proveniente dal Sudamerica. Ciononostante la foresta amazzonica brasiliana continua a essere rasa al suolo a un ritmo impressionante. Solo a febbraio 2023, ad esempio, in Brasile sono stati distrutti 320 chilometri quadrati di foresta. Record assoluto in un solo mese.
Il riciclaggio di bestiame
Se ciò continua ad accadere, è anche a causa della pratica del riciclaggio di bestiame. I capi che crescono e pascolano in terreni recentemente deforestati vengono spostati in un lotto sicuro – cioè deforestato da molto più tempo – prima di essere spediti o macellati. In questo modo nei documenti non risulta che la loro carne e le loro pelli provengono dalla deforestazione. Di tutto ciò i consumatori sono spesso ignari, come faceva notare Milena Gabanelli in un dataroom del 2019, nel quale illustrava come il 50% delle 25mila tonnellate di carne che l’Italia importava dal Brasile venisse usato per produrre Bresaole della Valtellina Igp. Si vedrà se gli accurati controlli previsti nella legge europea riusciranno a mettere un freno al fenomeno.
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