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Ezio Greggio e l’appello per Enea che “merita una mamma vera”: «Lo rifarei. Il 95% dei messaggi sui social era a favore»

21 Aprile 2023 - 07:06 Redazione
Il comico torna sulla shitstorm: i media si concentrano solo su quelli negativi

Ezio Greggio non si pente del suo appello alla mamma di Enea, il bambino abbandonato nella culla della vita della clinica Mangiagalli di Milano. Anche se ha detto che non voleva criticare i genitori adottivi. In un’intervista a La Stampa oggi ribadisce che l’appello lo rifarebbe. E sostiene che il 95% dei messaggi fosse a suo favore: «Il 95% dei messaggi sui social erano a favore. Poi succede che i media si concentrino solo sul 5% dei pareri oppure che la solita blogger dica una cosa e che altri ci si attacchino per il gusto di creare una polemica inesistente. Il professor Fabio Mosca ha fatto nascere oltre 200 mila bambini nella sua carriera e quindi conosce altrettante mamme. Quanto a me, ho un’Associazione che si è occupata della salvezza di quasi 19 mila piccoli. Quando ho detto “mamma vera” non volevo intendere che le mamme adottive non lo siano. Anzi, spesso sono più vere delle mamme vere».

La “mamma vera” del piccolo Enea

Per il comico sulla polemica «pesa il momento politico, il fatto che si stia discutendo di adozioni, e quindi qualcuno, preventivamente, ha deciso che una mia frase potesse attizzare il fuoco. Ho tantissimi amici che hanno scelto di adottare e sono pro-adozioni. Le ho fatte anche io a distanza, in India. Insomma è stata una polemica stupida e vuota». Tanto che oggi rifarebbe lo stesso annuncio: «Sì, uguale. Ho sentito il bisogno di farlo perché il mio amico dottor Mosca, presidente dei neonatologi, mi ha chiamato dicendomi che era davanti a un caso anomalo e chiedendomi di aiutarlo. Ho acconsentito subito, il mio appello era fatto con il cuore». Infine, nel colloquio con Fulva Caprara, Greggio parla anche del 25 aprile: «Sono assolutamente convinto che vada celebrato. È giusto ricordare chi ha lottato ed è morto per un ideale, chi ha combattuto per la libertà. Piuttosto che andare a battersi contro i parenti partigiani in Piemonte, mio padre ha preferito farsi tre anni di campo di concentramento. Però ci sono anche altri morti e vanno tutti rispettati. Vanno ricordate tutte le ricorrenze dove ci sono state famiglie che hanno avuto lutti. La storia la conosciamo, chi ha delle colpe ha pagato e nessuno vuole che gli eventi del passato si ripetano».

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