La preside antimafia di Palermo ai domiciliari per corruzione: «Si è appropriata di cibo, computer, tablet e iPhone» – Il video
Daniela Lo Verde, preside della scuola Giovanni Falcone nel quartiere Zen di Palermo, è stata arrestata. Lo Verde è una delle più note esponenti dell’antimafia cittadina. I carabinieri sono intervenuti nell’ambito di una indagine coordinata dai pm della Procura Europea Gery Ferrara e Amelia Luise con le accuse di peculato e corruzione. Secondo la tesi degli investigatori si sarebbe appropriata, con la complicità del vicepreside Daniele Agosta, anche lui arrestato, di cibo per la mensa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iphone destinati agli alunni e acquistati con i finanziamenti europei.
L’inchiesta
Entrambi gli indagati sono agli arresti domiciliari. Nell’indagine è coinvolta anche una terza persona, Alessandra Conigliaro, la dipendente del negozio R-Store di Palermo che alla preside avrebbe regalato tablet e cellulari. E questo in cambio della fornitura alla scuola, in aggiudicazione diretta e in esclusiva, del materiale elettronico. L’azienda R-Store Spa ha precisato di aver appreso, «con stupore, il coinvolgimento di una propria dipendente in fatti avvenuti a Palermo» e «afferma la propria estraneità rispetto a quanto accaduto, restando a disposizione delle autorità procedenti, certi che sarà fatta chiarezza quanto prima». In particolare la preside avrebbe messo in condizione la dipendente, pure lei ai domiciliari, di fare preventivi su misura a discapito di altre aziende sempre per acquisiti realizzati nell’ambito di progetti finanziati dal Pon o da enti pubblici. Tra questi il finanziamento di 675mila per la scuola dell’infanzia, il progetto denominato “Stem”, il progetto P.o.. denominato “Edu Green” di 17.500 euro e il Decreto “Sostegni Bis” per le scuole. L’inchiesta è nata dalla denuncia di una docente. Nell’agosto del 2022 per l’ennesima volta furono rubati computer dall’aula magna della scuola Falcone di Palermo. Un episodio denunciato sui media dalla preside.
Le intercettazioni
I due, non sapendo di essere intercettati, svelano la loro soddisfazione per come il fatto abbia portato contributi alla scuola. «Per un cornuto un cornuto e mezzo. Ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!», diceva Agosta. E la preside rivendicava il merito di aver reso pubblica la notizia «proprio al fine di cavalcare l’onda, pubblicizzare ancora di più il suo personaggio di preside integerrima in prima linea ed ottenere attestazioni di stima, solidarietà, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni», commenta il gip. «Grazie tu devi dire .. perché non l’aveva saputo nessuno …. tu lo devi dire che .. che sono io quella speciale!», diceva a proposito della diffusione della notizia. Il comune di Palermo, attraverso la Fondazione Sicilia, dopo i fatti assegnò all’istituto un contributo di circa tremila euro per riacquistare le attrezzature rubate.
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