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Valeria Solesin, Rosario Marcianò condannato in via definitiva per le teorie di complotto ai danni della famiglia

21 Aprile 2023 - 11:09 David Puente
Dodici mesi di reclusione per il complottista, che rischia di stare lontano da internet e dai social

Si conclude una lunga vicenda giudiziaria che ha visto come imputato il complottista e guru delle fantomatiche scie chimiche Rosario Marcianò, accusato di aver diffuso falsità nei confronti della famiglia di Valeria Solesin, vittima dell’attentato terroristico al Bataclan del 13 novembre 2015 a Parigi. A seguito della condanna in primo grado nel 2021 e di quella in appello del settembre 2022 a Genova, Rosario Marcianò cercò di ribaltare la situazione facendo ricorso in Cassazione senza successo. Mercoledì 19 aprile 2023, come riportato in un suo comunicato via Facebook, annuncia di aver ricevuto «la notifica del mandato di carcerazione» a seguito della «condanna a dodici 12 mesi di reclusione». Ulteriore conferma arriva dalla famiglia Solesin, contattata da Open.

Secondo quanto riportato nel post Facebook del complottista, la condanna «rimane sospesa per 30 giorni, durante i quali ho la facoltà di presentare domanda per le “misure alternative” alla detenzione». A Marcianò potrebbe non essere consentito l’accesso a Internet, impedendogli per un lungo periodo di diffondere ulteriori falsità come quella recente del 2023, dove aveva tentato di fornire ulteriori fantomatiche prove della sua teoria su Valeria Solesin utilizzando un’applicazione mobile gratuita per l’analisi dei volti per niente precisa: testata da Open, l’app indicava come due persone diverse due foto di Rosario Marcianò.

La teoria del complotto

A seguito dell’attentato terroristico del 13 novembre 2015, il sanremese Rosario Marcianò iniziò a sostenere che si trattasse di una grossa messinscena, un po’ come fece Alex Jones con la strage di Sandy Hook, con attori pagati e persone inesistenti tra le vittime del Bataclan. Secondo il complottista, Valeria Solesin era ancora viva e per dimostrarlo propose un confronto tra una sua foto e quella di un’altra vittima che veniva portata lontano dal luogo della strage in una sedia a rotelle. La donna in vita non era affatto Valeria, ma una sopravvissuta di nome Audrey. L’anno successivo, nel 2016, Rosario Marcianò propose un’altra versione, sostenendo che il profilo universitario di Valeria fosse stato «creato post mortem» al fine di creare «un passato ad un soggetto inesistente, ad una “vittima” inesistente». Tale teoria venne smentita facilmente attraverso i salvataggi dei siti universitari su Web Archive.

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