Scatta la fuga dal Sudan, l’Ue pronta a evacuare gli europei: ci sono anche 250 italiani
Continuano gli scontri nel Paese nordafricano tra l’esericito sudanese e le Forze di supporto rapido, formazione paramilitare al cui vertice c’è il vicepresidente del Consiglio di transizione, Mohamed Hamdan Dagalo. Al momento, non esiste una prospettiva di risoluzione rapida del conflitto, per cui l’Unione europea ha iniziato a pianificare l’evacuazione dei suoi cittadini dalla capitale Khartum. «Stiamo provando a coordinare un’operazione per evacuare i nostri civili dalla città, la cui situazione è ora ad alto rischio. Stiamo lavorando a differenti opzioni per evacuare le persone», ha riferito un funzionario di Bruxelles. «Al momento, la valutazione di coloro che operano sul campo, tra cui l’ambasciata Ue, è che non ci sono le condizioni di sicurezza per procedere con un’operazione di questo tipo». Al momento, in Sudan, sarebbero presenti almeno 250 italiani, la maggior parte dei quali lavora come personale dell’ambasciata o per le organizzazioni non governative. La raccomandazione della Farnesina è di restare chiusi nelle proprie residenze, anche perché gli scontri stanno coinvolgendo anche le sedi diplomatiche e gli ospedali, che in teoria dovrebbero essere protetti dal Diritto internazionale umanitario.
I colpi d’arma da fuoco sono incessanti in diverse parti della capitale Khartum: quattro milioni di persone vivono ormai barricate in casa. Le forze armate giapponesi hanno dato il via oggi, 21 aprile, alle operazioni di evacuazione del proprio personale stanziato in Sudan. L’ambasciata di Tokyo era stata attaccata e saccheggiata. Anche gli Stati Uniti stanno approntando le operazioni per l’evacuazione del proprio personale diplomatico, «in caso di necessità». Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, conferma che Washington sta dispiegando le sue truppe nella regione per ogni tipo di incombenza che potrebbe presentarsi. Kirby ha descritto la situazione nel Paese come «molto tesa», pertanto ha invitato i civili americani a «mettersi al sicuro». Poi, però, ha chiarito: «Stiamo semplicemente pre-posizionando alcune capacità aggiuntive nelle vicinanze, nel caso in cui fossero necessarie. Ma voglio sottolineare ancora una volta: non c’è stata alcuna decisione di procedere con alcun tipo di evacuazione in questo momento». Intanto, nella giornata di oggi, è arrivata la conferma dell’uccisione di un cittadino statunitense che lavorava nel Paese come operatore dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. L’uomo è morto negli scontri: «Siamo in contatto con la famiglia, alla quale offriamo le nostre più sentite condoglianze», ha dichiarato il portavoce dell’organizzazione, Vedant Patel.
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