Valentino Rossi: «I social? La mia generazione si ritrovava al bar. Ora sono tutti amici ma per finta»
«È una grande soddisfazione, vuol dire che ho fatto qualcosa di speciale e che va oltre a essere un pilota. Ancora oggi la gente mi chiede quando tornerò a correre in moto. E ci rimangono male se dico loro che ho quasi 50 anni. Allora rispondo che lo farò il prossimo anno. È un bell’impegno da gestire. Ma ho capito che non cambierà mai, nemmeno quando smetterò di correre». Valentino Rossi parla oggi con La Stampa della sua carriera e della sua prossima sfida professionale. Ovvero la 24 ore di Le Mans. Che potrebbe essere la sua ultima sfida sportiva: «Non mi piace definirla così, spero di no (ride). Ho sempre avuto in mente di correre in macchina dopo le moto. Ora bisogna capire dove potrò arrivare, quello che mi frega è che sono vecchio (ride). È una bella sfida, il team WRT per cui corro mi ricorda una squadra di MotoGp e Bmw crede nel mio progetto. Farò un test con l’Hypercar. Dobbiamo solo decidere quando e dove», aggiunge nel colloquio con Matteo Aglio.
La popolarità
Rossi spiega che il suo massimo della popolarità l’ha raggiunto quando i social network ancora non esistevano: «La mia è stata una delle ultime generazioni che si ritrovava al bar, andava in giro con i motorini truccati, faceva le macchinate per andare al cinema, c’erano le compagnie. Dopo cena, uscivi di casa e andavi al punto di ritrovo, senza chiamare nessuno. È una grande perdita, è cambiato tutto e mi ritengo fortunato». Mentre adesso « qualsiasi cosa dici rimbalza su 300 siti e ti porti dietro le conseguenze per almeno due settimane. Fai un’intervista di mezz’ora e poi si cerca il titolone per fare click, questo dà fastidio. Cosa succede? C’è un finto politically correct tra gli sportivi, sono tutti amici, si abbracciano. È bello? A me piaceva di più prima, quando si diceva quello che si pensava». E conclude: «È umano che ti stia sulle scatole chi fa la tua stessa cosa come o meglio dite, non importa se sei un dottore, un pizzaiolo, un pilota. Dovere nasconderlo sempre fa diventare tutto più finto». Infine, Rossi dice che non gli pesa che il tempo sia passato. Anzi, i ricordi lo aiutano a stare meglio: «I risultati ottenuti nella mia carriera mi aiutano a non sentire la malinconia. A volte, mentre guardo i gp in tv, vorrei essere lì, ma poi penso che il mio l’ho fatto. Ora tocca a loro» .
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