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Caso Orlandi, Papa Francesco torna a difendere Wojtyla: «È un santo, nessuno dubiti di lui». E lancia l’aut aut a padre Georg

23 Aprile 2023 - 18:16 Redazione
L'ex segretario di Bendetto XVI deve scegliere se rimanere in Italia o tornare in Germania, dice Bergoglio in un colloquio con il quotidiano argentino "La Nacion"

«Giovanni Paolo II è stato un santo in vita e lo è formalmente ora da morto. Nessuno onestamente può dubitare di Papa Wojtyla». Con queste parole Papa Francesco, durante un colloquio con il giornale argentino La Naciòn, ritorna sulle polemiche scoppiate dopo le frasi di Pietro Orlandi. Quest’ultimo in un’intervista a La7 aveva rivelato che Giovanni Paolo II «ogni tanto usciva di sera e andava in giro con due suoi amici polacchi. Secondo qualcuno non andava certo a benedire delle case». Parole che hanno profondamente irritato il Vaticano. E su cui il fratello di Emanuela, la cittadina vaticana scomparsa nel 1983, ha poi fatto un passo indietro, sottolineando che «solo chi è in malafede l’ha vista come qualcosa di losco». Ma questo non è bastato. L’attuale Pontefice già lo scorso 16 aprile, durante la preghiera del Regina Coeli nella domenica della Divina misericordia, aveva infatti definito le accuse a Wojtyla delle «Illazioni offensive e infondate». E oggi, una settimana dopo, rincara la dose, ribadendo che non possono essere sollevati dubbi su Giovanni Paolo II.

«Il prossimo anno voglio andare in Argentina»

Nel corso del colloquio con il quotidiano argentino, il Papa ha anche parlato del futuro del segretario di Benedetto XVI, mons. Georg Gaenswein, al quale avrebbe proposto di scegliere se rimanere in Italia o tornare nella sua diocesi in Germania. Infine, ha annunciato il desiderio di tornare a visitare il suo Paese natale il prossimo anno. Un viaggio che era stato previsto per il 2017, ma poi rinviato per altre tappe prioritarie. A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, ha precisato anche di non voler essere associato ad alcuna parte politica del suo Paese perché «sono dieci anni che sono fuori e non ho il polso di quanto accade in Argentina».

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