Il 25 aprile di Luciana Castellina: «Ignazio La Russa è un poveraccio e questo è un governo fascista»
Luciana Castellina, presidente onoraria dell’Arci, in partenza a Salerno per il 25 aprile, dice oggi a La Stampa che il governo Meloni è apertamente fascista e che Ignazio La Russa è un «poveraccio» che dice «bestialità». Per questo la Liberazione, secondo lei, ha un sapore particolare: «Questa volta è un 25 aprile speciale, per la prima volta lo celebriamo con un governo apertamente fascista. E lo dicono loro, non noi». Per la 93enne «Ci sono quelli come La Russa che sono dei poveracci e dicono delle bestialità. Meloni è più intelligente. Preferisce liquidare il discorso dicendo che sono cose del passato e che è ora di parlare di altro».
La Costituzione e il presidente del Senato
Riguardo la Costituzione che, secondo il presidente del Senato, non sarebbe antifascista, Castellina è caustica: «Su La Russa e gli altri dico soltanto: peggio per loro. Mi stupisce, invece, che ci siano giovani che hanno votato per FdI. Vorrei capire che idea hanno del fascismo e dell’antifascismo. Forse abbiamo fatto poco per farglielo capire. Mi chiedo poi come si possa comprendere la differenza tra fascismo e quello che non è fascismo se viviamo in una brutta società che rincorre le armi, non colma le disuguaglianze, non combatte la miseria. Il fascismo si combatte con i contenuti, bisogna essere coerenti». Castellina non ha nulla da obiettare alle parole di Gianfranco Fini, che ieri ha detto a Meloni di rinnegare il fascismo: «C’è da chiedersi se, quando ha fondato An, pensa di aver fatto abbastanza per far capire ai suoi quello che lui dice».
Il 25 aprile divisivo
Mentre a suo parere «il gesto più ignobile del Pd è stato votare nel Parlamento europeo la risoluzione che equipara il nazifascismo al comunismo. Come si fa a metterli sullo stesso piano? Il comunismo si fonda sull’uguaglianza, è la battaglia per dare a tutti contadini la terra e agli operai il controllo delle fabbriche. Poi è degenerato, ma è il contrario del nazifascismo». Infine, secondo lei oggi il 25 aprile è ««divisivo. Sono presidente dell’Arci, questo è lo slogan che abbiamo utilizzato per il manifesto. Non possiamo aspettarci che non sia divisivo finché non ci sarà una riflessione critica e una società antifascista fino in fondo che onori i valori della Resistenza. Siamo più bravi dei fascisti ma non abbastanza».
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