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Genova, il dipinto d’autore scambiato per una crosta: venduto per 2.000 euro, va all’asta per 300 mila. La versione del venditore

26 Aprile 2023 - 09:31 Redazione
san pietro vincenzo foppa crosta capolavoro
san pietro vincenzo foppa crosta capolavoro
L'intervento del Tar salva il ministero

Un dipinto di Vincenzo Foppa, ideatore del Rinascimento in Lombardia, è stato scambiato per una crosta e venduto per duemila euro. Salvo poi finire all’asta a New York per 300 mila dollari. L’ufficio della soprintendenza ai beni culturali di Genova però sarebbe stato beffato. Come racconta l’edizione locale di Repubblica, gli esperti del ministero non avrebbero riconosciuto il valore della tavola perché, scrivono i giudici «l’opera sarebbe stata sottoposta alle verifiche “imbruttita” e “mascherata”, ovvero in condizioni tali da essere irriconoscibile, a causa di occultamenti “plastificanti” e di un maldestro ripasso del fondo oro». A spiegarlo è stato il tribunale amministrativo regionale del Lazio. La storia comincia nel maggio 2019. L’olio su tela di San Pietro del XVII secolo viene messo in vendita dalla casa d’aste Wanners di Genova per 500 euro. Lo compra la società di Lugano Art Studies and Collecting Ag per 2080 euro. Lo fa restaurare spendendone altri duemila e poi lo affida a Christie’s. Gli esperti «la riconoscevano come l’espressiva raffigurazione di San Pietro del pittore lombardo Vicenzo Foppa (bresciano, capostipite e iniziatore del Rinascimento in Lombardia), risalente al periodo tra il XIV ed il XV secolo». E ne programmavano la vendita per il 22 aprile del 2021 per una cifra fra i 200 e i 300 mila dollari. Il ministero della Cultura lo viene a sapere. E mette in moto i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale per bloccarla. Il Tar riconosce la tesi del ministero. E ritira l’attestato all’esportazione «in quanto rilasciato sulla base di un’istruttoria ritenuta insufficiente, svolta sulla base di una denuncia fuorviante, carente ed incompleta, in cui sarebbe stata omessa l’indicazione tanto della paternità del dipinto quanto della relativa storia collezionistica».

La rettifica del venditore

La presente in nome e per conto della società Art Studies and Collecting Ag la quale a me si è rivolta per la tutela dei propri diritti ed interessi.

L’articolo da voi pubblicato in data 26 aprile sul vostro sito online (all.1) con il titolo “Genova, il dipinto d’autore scambiato per una crosta venduto per 2000 euro, va all’asta per 300 mila” risulta essere incompleto, non corrispondente alla realtà dei fatti, gravemente diffamatorio e che ha arrecato e sta arrecando un grave pregiudizio alla società da me assistita.

Dalla lettura dello stesso si evince chiaramente un comportamento fraudolento da parte della Art Studies and Collecting Ag per “beffare” la Soprintendenza, cosa non assolutamente vera, come si evince da una lettura completa della sentenza, da voi richiamata e riportata solo parzialmente.

La mia assistita in perfetta buona fede ha acquistato l’opera “presso la casa d’aste Wannenes di Genova “e, contestualmente veniva a quest’ultima affidata affinché ne richiedesse l’autorizzazione all’esportazione” (pag. 2 secondo capoverso sentenza) che veniva rilasciata dalla Soprintendenza di Genova. E’ di meridiana evidenza cha la mia assistita non ha “imbruttito”, “mascherato” ne ha fatto occultamenti plastificanti né maldestri ripassi del fondo oro; ha semplicemente richiesto alla casa d’aste, senza neanche ritirare l’opera, di chiedere l’attestato di libera circolazione presentando l’opera
nello stato di fatto in cui si trovava al momento dell’asta. L’opera è stata presentata così come era rappresentata nelle foto pubblicate sul sito della casa d’aste Wannenes (secondo capoverso pagina 3 della sentenza).

Dopo più di un anno viene restaurata e affidata alla casa d’aste Christie’s di New York e sono i loro esperti ad accorgersi che opera realmente fosse dandone un’attribuzione (terzo capoverso pag.3 della sentenza). Sicuramente una maggiore attenzione e completezza nel riportare i fatti non avrebbe portato ad una lettura forviante dell’articolo in cui la mia assistita viene rappresentata come un soggetto che ha voluto ingannare la soprintendenza con artifizi e raggiri. Cosa che è emersa anche dalle numerose telefonate ricevute dalla società.

Per quanto sopra riportato vi invito a rettificare senza ritardo quanto da Voi pubblicato riservandomi di tutelare i diritti della società da me rappresentate nelle sedi giuridiche competenti.

Avv. Marco Parducci

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