Enrico Borghi lascia il Pd e va con Renzi: «Elly Schlein lo ha ridotto a un partito massimalista»
Enrico Borghi, eletto al Senato con il Pd e membro del Copasir, annuncia oggi 26 aprile in un’intervista a Repubblica che lascerà il partito. Perché «è diventato la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga». Aderirà a Italia Viva di Matteo Renzi. Perché crede «in un nuovo progetto riformista alternativo alla destra e distinto da questo Pd». E perché «dobbiamo impedire a Giorgia Meloni di lanciare un’Opa sui moderati italiani». Per Borghi Elly Schlein «sostiene la narrazione di una politica anticapitalista e pauperista, ma ricordo che il sistema in cui viviamo, quello occidentale, è l’unico che mette insieme democrazia, politica sociale e diritti».
I poteri esterni
Borghi dice anche nel colloquio con Antonio Fraschilla di aver sentito da Schlein «parole chiare su un altro versante, e cioè sull’utero in affitto: la segretaria del Pd si è detta favorevole contando, bontà sua, di parlarne con il partito che guida. In questo passaggio ci sono gli elementi della mutazione. C’è un percorso di omologazione culturale, dettata da poteri esterni, che parla di deboli e poi agevola lo sfruttamento proprio dei più deboli». I “poteri esterni”, secondo il senatore sono «una cultura che arriva dagli Stati Uniti. Una spinta fortissima a parlare di diritti sganciata dai doveri. Aldo Moro parlava di diritti sposati con i doveri. Schlein sostiene la narrazione di una politica anticapitalista e pauperista, ma ricordo che il sistema in cui viviamo, quello occidentale, è l’unico che mette insieme democrazia, politica sociale e diritti».
Le partite Iva e i professionisti
E ancora: «L’orizzonte di vita che vogliamo organizzare per l’Italia è quello di uno stato mamma, che fa assistenza e debito, oppure cerchiamo di mettere insieme produttività e giustizia sociale? Ma ci rendiamo conto che Schlein non parla più di imprese, di professioni e di partite Iva?». Per Borghi c’è bisogno «di rappresentanza politica e non più di personalismi. Se non si organizza uno spazio politico arriveremo a una Meloni che si prenderà un pezzo di mondo riflessivo e cattolico». Mentre Italia Viva non gli sembra un partito personale: «Se c’è la capacità di costruire politica mettendo le persone dietro l’idea, io penso che Renzi possa insieme ad altre figure contribuire alla nascita di un nuovo soggetto». Infine, non si dimetterà dal Copasir: «Rimango all’opposizione di questo governo».
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