La società di scooter sharing Acciona lascia l’Italia: «Buche, furti e costi assicurativi troppo alti»
Addio motorini rossi a Milano e Roma. Acciona chiude il mercato Italia il 30 aprile e licenzia i suoi 39 dipendenti. Troppe buche, ma soprattutto troppi danneggiamenti e furti come non le è accaduto in nessun altro paese. I costi di assicurazione necessari non rendevano possibile il business. Acciona, multinazionale delle costruzioni e dei trasporti con sede principale in Spagna, aveva un migliaio di scooter elettrici in affitto a Milano e Roma. Ne ha altre migliaia in 60 paesi del mondo, ma da nessuna parte ha avuto i problemi trovati in Italia. E così, in un comunicato inviato ai clienti italiani, l’azienda ha annunciato che cesserà la propria attività di motosharing in Italia e ha invitato i clienti a richiedere eventuali rimborsi per gli abbonati al servizio, che non verrà più erogato. Ma a rimanere a piedi non saranno solo gli utenti del servizio, ma anche i lavoratori. I sindacati si sono mossi per evitare la chiusura e il licenziamento collettivo dei dipendenti della società. Uiltucs, sindacato di categoria della Uil che rappresenta i lavoratori del terziario, turismo, commercio e servizi, nei giorni scorsi in una nota aveva comunicato che «la direzione societaria ha formalmente trasmesso alle organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs una procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività per 37 lavoratori a tempo indeterminato, di cui 3 quadri e 34 impiegati, e 2 lavoratori a tempo determinato, a far data rispettivamente dal 16 marzo e dal 12 aprile 2023». Se da un lato i sindacati hanno stigmatizzato la scarsa competitività del brand, anche alla luce dell’espansione dei servizi di mobilità sostenibile e in sharing sviluppatasi negli ultimi anni, Acciona ha giustificato la chiusura dei battenti evidenziando le criticità riscontrate in Italia, tra buche, furti e costi assicurativi, che hanno dunque reso meno elevati gli introiti rispetto ad altri Paesi.
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