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Def, la maggioranza va sotto alla Camera: ovazione tra i banchi dell’opposizione. Il governo convoca un Cdm urgente – Il video

27 Aprile 2023 - 17:38 Felice Florio
Respinta la risoluzione del centrodestra sullo scostamento di bilancio. Sconcerto di Giorgetti: «Il problema è che i deputati non si rendono conto»

Per approvare la risoluzione che autorizza lo scostamento di Bilancio, al centrodestra serviva la maggioranza assoluta dei voti. Numeri che la coalizione trainata da Giorgia Meloni non è riuscita a garantire oggi, 27 aprile, alla Camera dei deputati. «Solo inesperienza, nessun segnale politico», prova a spiegare Maurizio Lupi. Resta il fatto che l’Aula di Montecitorio ha respinto la risoluzione collegata al Def che prevedeva uno scostamento di 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024. Con 195 voti favorevoli, 19 contrari e 105 astenuti, il testo non è passato. Sono mancati sei voti alla soglia necessaria. «Chi era in missione non aveva capito forse la situazione», racconta sempre Lupi, in Transatlantico. Poco prima, c’è stato un momento di stallo tra i banchi dei deputati. La lettura dei voti, qualche secondo di incertezza, poi l’ovazione dei rappresentanti dell’opposizione. «Capisco l’euforia», ha affermato Fabio Rampelli, presidente di turno. Poi, la lettura decisiva: «Non essendo stata raggiunta la maggioranza assoluta, la risoluzione – del centrodestra – si intende respinta. Non risulta pertanto autorizzato il ricorso all’indebitamento». La seduta è stata sospesa mentre ancora piovevano applausi dal lato dell’emiciclo dove siede il centrosinistra.

«Il Def è finito, non è mai successo che la maggioranza non si presentasse», corre a dichiarare Nicola Fratoianni. «È solo una questione di coordinamento dell’Aula, non c’è alcun significato politico»,prova a stemperare Federico Mollicone, di Fratelli d’Italia. Ora bisognerà riscrivere il testo? «Formalmente verrà ripresentato un testo leggermente modificato». Lupi anticipa cosa accadrà: «Il governo ora approverà una nuova risoluzione in consiglio dei ministri. La cosa grave è che questo contenuto finanziava il taglio del cuneo fiscale dal primo maggio. Andrà rifatto il doppio passaggio al Senato e alla Camera». Dovrebbero saltare, dunque, i punti all’ordine del giorno voluti da Meloni nel Cdm convocato durante al Festa dei lavoratori. Intanto Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Alleanza verdi e sinistra, chiede che «il governo vada subito al Colle» per riferire. «La maggioranza non c’è, non ha i numeri per autorizzare lo scostamento di bilancio. È il caos su un atto fondamentale per la programmazione economica, dovranno produrre un nuovo documento e riparte l’iter. Dicevano di essere pronti, a fare figuracce!», scrive il segretario di +Europa, Riccardo Magi, su Twitter.

Gli assenti “ingiustificati”

Giancarlo Giorgetti mostra un certo fastidio verso la sua stessa maggioranza: «Il problema è che i deputati non sanno, o non si rendono conto». Scorrendo i tabulati, intanto, si scopre che 45 deputati della maggioranza non sono stati presenti in Aula. Quattro leghisti, cinque forzisti e nove di Fratelli d’Italia erano in missione, quindi con un’assenza “giustificata”. Mentre sono stati 27 i deputati di maggioranza che non si sono presentati al voto per ragioni personali: il gruppo con più assenti è stato quello della Lega, 11, seguito da Forza Italia, nove, Fratelli d’Italia, cinque, e Noi moderati, due. Dunque non è solo questione di impegni istituzionali: la maggioranza, a differenza di quanto hanno dichiarato nei primi minuti i suoi esponenti di rilievo, non ha saputo portare i suoi in Aula per un voto fondamentale e che, adesso, rischia di stravolgere la tabella di marcia prefissata dal governo. «La situazione è confusa e forse bisognerà fare un nuovo Cdm con nuovi saldi, questo è un aspetto tecnico che valuteranno a Palazzo Chigi», spiega il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Anche lui ha chiarito che occorrerà rifare l’iter parlamentare da capo: «Certo bisognerà portare il nuovo testo prima in commissione e poi in Aula anche al Senato». E il saldo? «Verrà leggermente modificato».

La convocazione d’urgenza di un altro Consiglio dei ministri

«Bisognerà ritoccare i saldi. Oggi lo sfasamento era 4,35-4,50%. Se non è stato approvato quello bisognerà correggerlo al ribasso, quindi ad esempio 4,49%», continua Leo. Poi, prova a rassicurare: «Tecnicamente si può fare il Cdm il primo maggio». Palazzo Chigi non deve aver preso bene la notizia, tant’è che è stato convocato d’urgenza un Consiglio dei ministri alle 18.30 di oggi stesso. Nel giro di un’ora, l’esecutivo è chiamato a recuperare in extremis l’errore commesso a Montecitorio, approntando appunto una nuova risoluzione collegata al Def. Si inseguono le critiche delle opposizioni. «Leggo che dopo lo stop alla Camera, per alcuni esponenti della maggioranza, sarebbe sufficiente anche “soltanto la modifica di un euro”. Sicuri che questo corrisponda allo spirito delle norme? Evitate di aggiungere ridicolo al ridicolo. Sicuro che il presidente della Camera vigilerà». Scrive su Twitter Andrea Orlando. C’è chi invoca la salita al Quirinale per Meloni, chi mette in luce l’inaffidabilità della maggioranza. «Il centrodestra ha 237 deputati. Ha ottenuto 195 voti. Presenti il 68,18% dei parlamentari di Forza Italia, il 75,92% di quelli della Lega, l’88,03% di quelli di Fratelli d’Italia. Chi ha un minimo di esperienza ravvisa la totale assenza della regia del ministro dei Rapporti con il Parlamento», scrive su Twitter il vicesegretario di Azione, Enrico Costa.

Mai accaduto prima

«La bocciatura della risoluzione di maggioranza sul Def rappresenta un fallimento epocale di cui non si ricordano precedenti simili nella storia repubblicana. Quanto accaduto alla Camera certifica tutta l’approssimazione e la sciatteria del governo dei “pronti”. O forse nella maggioranza c’è stata una definitiva presa di consapevolezza sull’evanescenza del Documento presentato da Meloni e Giorgetti. Quest’ultimo ha dichiarato che molti deputati “non si sono resi conto”: se così fosse, abbiamo una fotografia definitiva dell’inadeguatezza dell’attuale maggioranza», si legge in una nota congiunta firmata dai parlamentari grillini delle commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato. «Per la prima volta nella storia del Parlamento italiano il Def è stato respinto dalla Camera dei deputati. La maggioranza non è stata in grado di portare i suoi parlamentari al voto e il Def è stato respinto. Questa è una clamorosa e sonora bocciatura della maggioranza che sostiene il governo Meloni, ma anche un segno dell’inadeguatezza con cui si affrontano temi fondamentali per il rilancio dell’economia. Questa bocciatura segna la sconfitta della maggioranza Meloni che passa alla storia come il primo governo della Repubblica che non si vede approvato il Def», afferma il co-portavoce nazionale di Europa verde e deputato di Alleanza verdi e sinistra, Angelo Bonelli.

Meloni dribbla le domande dei giornalisti fuori a Downing Street

«Siamo oltre l’immaginazione, una maggioranza con questi numeri che sull’atto politico più importante fallisce miseramente. Al primo banco di prova hanno fallito», rincara la capogruppo del Partito democratico alla Camera, Chiara Braga, in Transatlantico. Dopo la bocciatura, per il presidente del gruppo M5s Francesco Silvestri, «serve un atto politico, la presidente Meloni deve andare al Quirinale a farsi guidare. State creando un’instabilità finanziaria che non possiamo permetterci». A quanto si apprende, Meloni, che si trova in missione a Londra, non dovrebbe partecipare in collegamento al Cdm urgente. Mentre era già evidente, prima ancora che fosse reso pubblico, che l’unico punto all’ordine del giorno sarebbe stato l’esame di un nuovo Documento di economia e finanza 2023. I cronisti che seguono il suo viaggio in Inghilterra hanno provato a farle qualche domanda sull’incidente avvenuto a Montecitorio. A chi le chiedeva se fosse preoccupata per il Def o se intendesse anticipare il rientro a Roma, la presidente del Consiglio non ha risposto. Dopo un’ora e mezza di bilaterale a Downing Street, si è avviata con il primo ministro britannico Rishi Sunak per una visita privata a Westminster.

L’elenco dei deputati assenti di FdI, Lega e Fi

Fratelli d’Italia

  • Gianluca Caramanna
  • Beatriz Colombo
  • Andrea de Bertoldi
  • Carlo Maccari
  • Carmine Raimondo

Lega

  • Antonio Angelucci
  • Davide Bergamini
  • Umberto Bossi
  • Virginio Caparvi
  • Andrea Giaccone
  • Elisa Montemagni
  • Rossano Sasso
  • Valeria Sudano
  • Luca Toccalini
  • Edoardo Ziello
  • Gianpiero Zinzi

Forza Italia

  • Giovanni Arruzzolo
  • Deborah Bergamini
  • Marta Fascina
  • Raffaele Nevi
  • Andrea Orsini
  • Francesco Rubano
  • Gloria Jotti Saccani
  • Fabrizio Sala
  • Luca Squeri

Ai deputati di FdI, Lega e FI occorre poi aggiungere anche Michela Vittoria Brambilla, che risulta iscritta alla componente Noi moderati.

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