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Genova, il No-vax Giribaldi confessa l’omicidio dell’ex esponente di Casapound: «Ero strafatto di crack e non ci stavo con la testa»

27 Aprile 2023 - 12:52 Redazione
Durante l'interrogatorio, l'uomo avrebbe confessato di aver sparato a Di Palo non per ragioni politiche, ma a causa della gelosia per una donna

«Sono pentito, ma ero strafatto di crack e non ci stavo con la testa. Lui mi ha inseguito e quando mi è venuto addosso ho sparato». Sono le parole pronunciate davanti al pm Eugenia Menichelli da Filippo Giribaldi, portuale della Culmv e membro dell’associazione No vax “Libera piazza”, confessando l’omicidio di Manuel Di Palo, 37enne ex dirigente della sezione ligure di CasaPound. Durante l’interrogatorio in Questura, Giribaldi ha ammesso di aver sparato alla vittima, aggiungendo che Di Palo «vendeva la droga alla mia fidanzata, ed è stata lei a chiedermi di liberarla da quell’uomo». Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’omicida reo confesso frequentava una donna 52enne a cui Giribaldi era ancora legato: «Ero geloso, frequentavo una donna, e da qualche settimana Di Palo aveva iniziato a vederla: lei lo vedeva in cambio della droga», ha proseguito Giribaldi. Il movente dell’omicidio, come precisato all’Adnkronos dall’avvocato Paolo Scavazzi, legale del portuale, non avrebbe nulla a che fare con la politica: «Casapound nella vicenda non c’entra nulla. Di mezzo c’è una donna, pare grande amica del mio assistito, che gli aveva fatto credere di essere stata resa succube della vittima e dell’amico che era con lui. Non solo. Al magistrato ha detto di non aver capito che chi lo inseguiva era il tale che ha ucciso. Di Palo lo avrebbe raggiunto sul luogo dove è accaduto il fatto. Lì ci sarebbe stata una colluttazione, il mio assistito sarebbe stato colpito dalla vittima con un pugno e a quel punto avrebbe sparato».

L’omicidio di Manuel di Palo

L’omicidio di Manuel Di Palo è avvenuto attorno alle ore 18 del 25 aprile in via Polleri, nel cuore di Genova. E, come ricostruito dal Corriere della Sera, Di Palo frequentava una donna di 52 anni a cui il portuale era ancora sentimentalmente legato. Nel pomeriggio del 25 aprile, Giribaldi dopo essersi presentato sotto casa della donna, ha incontrato il 37enne assieme a un amico. Secondo quanto riferito durante l’interrogatorio, l’amico di Di Palo sarebbe sceso in strada e sarebbe scattato un violento diverbio tra i due. Giribaldi avrebbe fatto esplodere un primo colpo di pistola, caduto nel vuoto. Ma sentito lo sparo, anche Di Palo sarebbe sceso in strada e il diverbio è sfociato in omicidio. Giribaldi ha nuovamente sparato con la Beretta calibro 22 di cui era in possesso, esplodendo due colpi, uno dei quali ha colpito mortalmente Di Palo. Dopo aver sparato all’uomo, il portuale è fuggito e dopo essersi nascosto nella basilica della Santissima Annunziata del Vastato, confessando al sagrestano di aver «ucciso un uomo».

I precedenti di Giribaldi e i problemi di droga

Giribaldi, confessando l’omicidio, ha raccontato che nel momento in cui ha sparato era sotto l’effetto di crack: «Ho fatto una cavolata e mi sono rovinato per sempre. Sono pentito, ma ero strafatto di crack e non ci stavo con la testa». Il portuale non è nuovo a problemi con la giustizia legati alla droga: nel 2017 venne arrestato per spaccio di droga in Thailandia, per poi essere rilasciato sotto cauzione. Durante la pandemia, il portuale aveva guidato il movimento No-vax e No Green Pass tra le fila dell’associazione “Libera Piazza”. In alcuni vecchi filmati, Giribaldi viene ripreso mentre sollecita i concittadini genovesi a ribellarsi contro «la dittatura sanitaria»: «Non cedete al ricatto, resistete. Non temete di uscire allo scoperto. Se non ce la fate e vi sentite soli venite da noi portuali, vi sosterremo».

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