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Chi è Massimo Gandolfini, il leader del Family day nuovo consulente antidroga del governo: «Droghe leggere? Non esistono»

Medico specializzato in neurochirurgia, Gandolfini si è fatto conoscere soprattutto per le sue crociate contro la comunità Lgbtq+

Massimo Gandolfini, leader della manifestazione ultra-conservatrice Family Day, sarà il nuovo consulente del governo Meloni al Dipartimento per le politiche antidroga. A rivelarlo è lui stesso, in una telefonata all’Ansa. Per quanto riguarda il lavoro che è stato a chiamato a svolgere, Gandolfini promette che la sua azione «si muoverà su tre fronti: il contrasto incondizionato alla droga, l’informazione capillare nelle scuole, la prevenzione e repressione dove è necessario». Una scelta, quella di Gandolfini, che sembra presagire una politica di tolleranza zero da parte del governo in materia di droghe e sostanze psicoattive. «Sono sempre stato contrario a ogni tentativo di legalizzazione della cannabis perché da un punto di vista scientifico-tossicologico non esistono droghe leggere. Ma questa adesso non è una priorità», ha detto il leader del Family Day all’Ansa. «Ho accumulato tanta esperienza sul campo e ho notato che c’è un grande clima di collaborazione tra i responsabili delle varie comunità terapeutiche e le istituzioni, dai ministeri al governo e alle forze di polizia», ha aggiunto Gandolfini.

Nato a Roma, classe 1951, Gandolfini è un medico chirurgo specializzato in neurochirurgia e psichiatria. La sua carriera inizia nel 1977 all’Istituto di neurochirurgia dell’Università Statale di Brescia. Un anno più tardi, diventa uno dei primi medici in Italia a dichiarare l’obiezione di coscienza rispetto alla legge 194, che consente per la prima volta alle donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza. Nel 1981, si esprime a gran voce a favore del referendum abrogativo. Da sempre vicino agli ambienti cattolici, Gandolfini è anche consultore della Congregazione delle cause dei santi ed è padre adottivo di sette figli, insieme alla moglie Silvia Ceriani. Più che per la sua attività professionale, negli ultimi anni il leader del Family Day si è fatto notare soprattutto come una delle voci più in vista del movimento conservatore e di difesa della famiglia tradizionale.

Nel 2015, finisce al centro di una grossa polemica per aver definito l’omosessualità «un disagio identitario» e aver ribadito, dopo solo qualche settimana, che «non esiste nessuno studio che provi che non sia una malattia». Nel 2019, viene condannato dal tribunale di Verona per diffamazione nei confronti di Arcigay. I fatti contestati risalgono al 2015, quando Gandolfini sostenne che tra le 58 identità di genere approvate dall’associazione ci fosse anche la pedofilia. A fine 2022, una nuova polemica. L’ordine dei giornalisti della Lombardia gli chiede di partecipare come relatore a un corso di formazione sulla «disforia di genere e la medicina transgender». La sua presenza però non è affatto gradita e l’evento viene cancellato tra le proteste di alcuni giornalisti.

Credits foto: ANSA/Massimo Percossi | Massimo Gandolfini, organizzatore del Family Day, prende la parola dal palco del Circo Massimo, a Roma (30 gennaio 2016)

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