Omicidio Matteuzzi, l’audio di Padovani nella chat di squadra prima del delitto: «Qualsiasi cosa succeda dite che soffrivo»
«Ragazzi, penso di aver preso la mia decisione, mi sto convincendo sempre di più: qualsiasi cosa succeda promettetemi che spiegherete alla gente che è successa perché ho sofferto molto, spiegate che sono stato manipolato e non sono più capace di intendere e di volere in modo lucido». Sono le parole inviate il 15 giugno 2022 ai compagni di squadra di calcetto da Giovanni Padovani, il 28enne ex calciatore accusato dell’omicidio dell’ex compagna Alessandra Matteuzzi. Padovani, nei messaggi successivi, sosteneva che «non aveva più nulla da perdere e che avrebbe pagato» per quello che avrebbe compiuto. Il tutto salvo poi fare un passo indietro e rassicurare: «Ragazzi mi sono tranquillizzato per ora, vi aggiornerò». Accusato di omicidio aggravato da premeditazione, futili motivi, stalking e legame affettivo, Padovani andrà a processo il prossimo 3 maggio davanti alla Corte di Assise di Bologna, in attesa della valutazione da parte del perito e richiesta dal giudice per costatare se Padovani è psicologicamente in grado di affrontare il processo.
Le indagini e la foto di Matteuzzi che «turbò» l’ex compagno
Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, il messaggio inoltrato ai compagni di squadra è stato inviato diversi giorni dopo che Matteuzzi e Padovani si erano già lasciati, ma il 28enne continuava comunque a presentarsi sotto casa della donna. Dal momento della rottura, secondo gli inquirenti, il comportamento di Padovani divenne sempre più aggressivo nei confronti di Matteuzzi, fino a sfociare nell’omicidio della donna, lo scorso 23 agosto a Bologna. Secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile, prima dell’omicidio Padovani si trovava in ritiro con i suoi compagni di squadra in Sicilia. Ma dopo aver visto una foto pubblicata da Matteuzzi, in cui la donna stringeva la mano a un uomo che non era il suo ex compagno, Padovani decise di abbandonare in fretta e furia il ritiro della squadra e di tornare a Bologna. Un suo compagno di squadra ha infatti spiegato agli investigatori che la foto in questione «è stata sicuramente determinante per la sua partenza, perché appena vista l’immagine ho notato in Giovanni un immediato cambiamento di espressione e d’umore: l’aver visto quella mano maschile lo aveva sicuramente turbato». Da quel momento in poi la partenza verso Bologna, fino all’omicidio dell’ex compagna.
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