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Bertinotti, l’armocromia e la personal shopper di Elly Schlein: «Le consiglio di fregarsene dei commenti»

29 Aprile 2023 - 07:07 Redazione
fausto bertinotti elly schlein
fausto bertinotti elly schlein
L'ex presidente della Camera dice alla segretaria Pd di concentrarsi sulla linea politica e non sul vestiario

Fausto Bertinotti accetta di parlare di personal shopper e armocromia «a patto che non si tiri fuori di nuovo il famoso golfino di cachemire». Ovvero quello per il quale l’ex presidente della Camera è stato preso in giro per anni, come Elly Schlein oggi. «Anche perché mia moglie lo aveva comprato al mercatino dell’usato», ci tiene a precisare nel colloquio con Lorenzo De Cicco pubblicato oggi da Repubblica. Poi dice che capisce la neosegretaria del Pd, visto che oggi «c’è grande attenzione alle forme di comunicazione estetica». E sostiene che dirlo, come ha fatto lei nell’intervista a Vogue, «non è stato un errore di comunicazione. «Di uno dei leader più austeri della politica italiana, Palmiro Togliatti, si ricorda l’invito ai parlamentari comunisti ad indossare l’abito blu per andare alla Camera. Era l’idea di portare l’estetica nella dignità della carica. Oggi l’abito viene indossato per mostrare la propria appartenenza a un mondo».

Il mondo di oggi

Secondo Bertinotti il mondo in cui si muove oggi la segretaria del Pd è quello delle canzoni di Sanremo e delle serie Netflix. «L’immagine dice chi sei», sentenzia. Mentre di Achille Occhetto si ricorda il completo marrone che indossò la sera del confronto con Silvio Berlusconi: «Perché il Cavaliere fa dell’immagine il perno della sua politica. È stata la sua controrivoluzione». Bertinotti però il personal shopper non ce l’ha mai avuto: «Appartengo a un’altra generazione. L’eleganza era un debito nei confronti dei padri, che ci avevano insegnato che a scuola, per quanto poveri, dovessimo portare il meglio, per essere alla pari con gli altri. Mio padre, socialista anarchico, aveva una cravatta di seta e un fazzoletto bianco nel taschino e al lavoro aveva a che fare tutti i giorni col carbone. Giuseppe Di Vittorio insegnò ai suoi braccianti a dismettere il tabarro per indossare il cappotto, dei borghesi».

«Elly se ne freghi»

Bertinotti consiglia a Schlein «di fregarsene. Anzi, diciamo di alzare le spalle. Questa modalità di commentare ingiuria chi fa commenti». Invece sulla politica ha più argomenti: «La sinistra storica è quella del movimento operaio. Dopo la lunga e incompleta transizione che è arrivata fino al Pd è intervenuto un fatto nuovo, non determinato dalla politica ma dai fermenti della società civile. Ma non è in continuità con la sinistra storica italiana, segna semmai l’ingresso di quella liberal, all’americana. Non è una sinistra di classe, che dovrebbe essere pacifista e tendenzialmente neutralista. Ma le si può chiedere, a Schlein, una radicalità, senza la quale neanche il campo liberal è animato. Radicalità sulle armi e sui salari».

Ecologismo e giardinaggio

A sinistra invece il vecchio leader vede molta confusione: «Uno può guardare con interesse a Conte, per esempio sulle armi, ma è un’altra cosa. Sta dentro un ripensamento delle culture populiste trasversali, né destra né sinistra». Infine, un distinguo. Anzi, due: «C’è una differenza tra essere di sinistra e dirsi progressisti. Peraltro il ero ecologismo è contro il progresso. E l’ecologismo senza giustizia sociale è puro giardinaggio».

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