Giorgetti svela: aiuti all’Ucraina ancora conteggiati nel deficit/pil. Ue li deve togliere dai vincoli di bilancio perché è illogico e sbagliato
Gli aiuti militari e finanziari all’Ucraina vengono ancora conteggiati da Eurostat nei conti dei vari paesi membri dell’Unione europea e rientrano nel conteggio sul rapporto deficit/pil. Lo svela il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, in una intervista al Sole 24 Ore spiegando di attendersi finalmente un atto concreto da parte della Ue sulle «spese per la difesa e per gli impegni internazionali di sostegno all’Ucraina». Giorgetti spiega che «sulla richiesta di esclusione di queste spese dai vincoli generali di bilancio la condivisione è stata ampia, perché non si può chiedere ai Paesi di contribuire alla difesa dei diritti e della libertà dell’Ucraina e poi sanzionare la spesa indispensabile per farlo. Un impianto del genere non è solo illogico, ma è anche sbagliato sul piano pratico». Nella lunga intervista a Gianni Trovati il ministro dell’Economia rivendica le scelte prudenziali dell’Italia nel Def anche se Istat ha certificato per il primo trimestre una crescita del Pil superiore a quella immaginata: «indicare obiettivi più alti », spiega Giorgetti, «avrebbe determinato un contrasto stridente con le stime di tutti i previsori, dal Fondo monetario a scendere. Il punto è che in queste analisi si sottovaluta sempre la forza e la competitività delle nostre piccole e medie imprese. Come ho detto in tutti gli incontri internazionali, anche alle agenzie di rating, chi vuole davvero capire il significato della parola resilienza, così tanto evocata negli ultimi tempi, deve guardare all’economia italiana».
Giorgetti nell’intervista gela i sindaci di Firenze e Venezia, Dario Nardella e Luigi Brugnaro, annunciando che dopo la loro espulsione dal Pnrr i progetti di costruzione di due nuovi stadi nelle due città non verranno finanziati dal governo italiano: «Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti», spiega parlando in terza persona, «non ha alcuna intenzione di emettere BTp al 4 o al 5% per finanziare la costruzione di stadi. Questo deve essere chiaro a tutti, come è stato chiaro, e apprezzato in Europa. Si tratta in pratica di avviare un riesame, una spending review anche per gli investimenti, e non ci vedo proprio nulla di male». Il ministro dell’Economia torna su quella che ritiene la questione cruciale per la finanza pubblica italiana: quella della denatalità, sostenendo che se non si inverte la tendenza, né la spesa pensionistica né i dati di finanza pubblica italiana saranno più sostenibili: «Per questa ragione ho parlato dell’esigenza di eliminare gli attuali disincentivi alla natalità. È ovvio che la situazione attuale non dipende solo, e nemmeno principalmente, dagli aspetti fiscali, ma non è possibile trascurare il fatto che a parità di reddito imponibile chi ha figli ha disponibilità minori ma aliquote uguali a quelle degli altri. La questione demografica è cruciale perché non esiste età pensionabile e non esiste riforma della previdenza che sia compatibile con gli attuali tassi di fecondità in Italia».
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