Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: «Su Wojtyla non mi scuso. Mia sorella fu rapita per ricattare qualcuno»
«Non mi sono mai scusato perché non ho mai offeso nessuno. Io ho riportato un audio, non c’erano parole mie ma di un componente della banda della Magliana che fa dichiarazioni pesanti su Papa Wojtyla e la questione legata a Emanuela». Ospite a Verissimo, Pietro Orlandi ribadisce di non dover chiedere scusa per le affermazioni contenute in un audio condiviso con il Promotore di giustizia vaticana che lo ha convocato per le indagini su Emanuela Orlandi, scomparsa 40 anni fa. «Hanno voluto legare le mie parole sulle uscite notturne, di cui tutti in Vaticano erano a conoscenza e non sono mai state ritenute una cosa grave, alle parole del componente della banda per creare una polemica». Ma Pietro Orlandi va oltre, suggerisce anche cosa possa essere successo il 14 giugno 1983, quando sua sorella scomparve. «Quando sono usciti quei documenti», dice riferendosi ai Vaticanleaks, in cui – ricorda Silvia Toffanin – si parlava di un lungo soggiorno di Emanuela Orlandi a Londra, «tutti li hanno bollati come falsi, ridicoli. Anche dal Vaticano però non hanno mai risposto alla mia domanda su come mai stavano in una cassaforte della Prefettura degli Affari economici. Non ho abbandonato quella pista, credo che Emanuela sia stata portata là e, più che la Banda della Magliana, c’entra Renatino De Pedis. Emanuela è stata presa per ricattare qualcuno e De Pedis è stato utilizzato come manovalanza». Secondo Orlandi, il Vaticano «fa di tutto per evitare che la verità possa uscire, altrimenti non mi posso spiegare tutti i comportamenti degli ultimi 40 anni».