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Il giallo sull’eredità sparita di Gina Lollobrigida, quei 9 milioni di patrimonio e le ombre sull’ex assistente Piazzolla

30 Aprile 2023 - 08:44 Redazione
Rimangono pochi gioielli e mobili, oltre che una villa sull'Appia antica del patrimonio dell'attrice. Tolti i debiti, si tratta di un valore pari a circa mezzo milione di euro

Dall’inventario dello scorso 26 aprile, eseguito dal notaio Vittorio Occorsio, sono scomparsi circa 9 milioni di euro dal patrimonio di Gina Lollobrigida, morta il 26 gennaio 2023. Quel che resta è un patrimonio di 800mila euro, a cui togliendo i debiti (circa 300mila) rimangono 500mila. A darne notizia è Il Messaggero. Patrimonio sul quale è stata aperta una contesa. Non è chiaro cosa sia successo al ricavato dalla vendita dei tre immobili romani di via di San Sebastianello in piazza di Spagna, di un appartamento a Montecarlo, dei soldi prelevati o trasferiti su altri conti e delle auto dal valore di un milione e 500mila euro acquistate da Andrea Piazzolla. Quest’ultimo è l’amministratore unico della società Vissi d’arte, che amministra i beni dell’attrice, e attualmente è sotto processo per circonvenzione di incapace e riciclaggio a seguito delle denunce dei familiari di Lollobrigida. Ciò che rimane sono le collezioni di icone, alcuni gioielli, quadri, mobili e la villa sull’Appia antica, che per il momento è sotto sequestro perché gli arredi erano già stati affidati a una casa d’aste.

L’inventario del patrimonio tra oggetti di antiquariato e debiti

L’inventario dei beni dell’attrice, fa sapere il Corriere della Sera, è iniziato a febbraio con circa dieci visite di tre ore ciascuna. Avvocati, notai ed esperti hanno fotografato e ricostruito quel che resta della donna. Che era solita circondarsi di putti e capitelli, mosaici, buddha, abiti hollywoodiani e servizi di porcellana della tedesca Meissen. Ammonta sugli 800mila euro. E si tratta di un un rubino di colore rosso violaceo, taglio cushion di 1.200 euro. Gioielli e orologi per 15mila euro, 50mila euro di opere di arte orientali e di artisti contemporanei, mobili antichi, argenterie, stampe fotografiche d’autore, per un valore di 152mila euro. Un tavolo con base in legno, scolpito, laccato e decorato riproducente dei tritoni e un mobile a due corpi con legno laccato e decorato con trionfi di fiori e volute, stimato circa 5 mila euro. Mentre in uno sgabuzzino c’è il copione dattiloscritto dello sceneggiato inedito su e con Fidel Castro. Sbuca anche un diario newyorkese realizzato negli anni Sessanta, ai tempi delle pellicole con Humphrey Bogart, Rock Hudson, Ernest Borgnine. E, infine, le 44 sculturine riferite a premi e riconoscimenti alla carriera dell’attrice. Spicca anche il capitale della Dousoline, una holding del Principato di Monaco rappresentato da 200 azioni, di cui 199 intestate a Lollobrigida e una a Piazzolla. Degli 800mila, 300mila euro dovranno andare in debiti. Tra questi ci sono quelli con la casa d’aste, che aveva il mandato di vendere immobili ed è stata bloccata dall’amministratore di sostegno nominato dal Tribunale, poi quelli a Montecarlo e gli onorari non pagati a molti professionisti.

Dove sono finiti i soldi

Si sospetta che una parte dei soldi sia finita a Montecarlo. Una parte nella Bewick International Inc. Stando a un’inchiesta dell’Espresso, il 6 marzo 2014 è stata aperta una società offshore a Panama dove sarebbero finiti i fondi della Lollo. A Panama è possibile aprire società anonime intestate a fiduciari. Per identificare il beneficiario conta la procura, ovvero il mandato a gestire i soldi della società. Nel caso della Bewick la beneficiaria è Luigia Gina Lollobrigida, che aveva pieni poteri nella gestione dei fondi. La delibera è firmata dai tre fiduciari dello studio Alcogal di Panama City. E la traccia che porta oltreoceano parte dalla villa di Roma e dalla società a cui è intestata, la Vissi d’arte. Che a sua volta nel 2018 ha aperto un conto a Monaco con beneficiaria Lollobrigida.

Il processo contro l’assistenze Piazzolla

Intanto, continua la battaglia della famiglia Lollobrigida al Tribunale di Roma contro Piazzolla, che dopo la morte dell’attrice è risultato erede del 50% del patrimonio rimasto. Mentre il resto è del figlio. «Risulta evidente che al momento della morte l’ingente patrimonio della Lollobrigida fosse stato in gran parte dissipato. Non ci resta che attendere la sentenza, prevista per il 7 giugno», dichiara uno dei legali della famiglia. Piazzolla era stato nominato amministratore di sostegno della Lollo con l’obiettivo di tutelare il patrimonio rimasto, ma secondo l’accusa «a partire dal 2015 avrebbe avviato un’azione persuasiva che avrebbe indotto l’attrice, oramai vulnerabile e in uno stato di deficienza psichica, ad allontanarsi dai familiari e nominare l’indagato amministratore della “Vissi d’arte”, per poi depauperarne il patrimonio».

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