Il rapporto di Amnesty che accusava l’Ucraina è stato bocciato da un team di revisori indipendenti
Secondo un rapporto di Amnesty International pubblicato il 4 agosto 2022, le forze armate ucraine avrebbero scelto di mettere in pericolo i civili durante gli scontri contro gli invasori russi nonostante ci fossero «alternative disponibili, come basi militari, aree densamente boscose o altre strutture più lontane». Il documento risultava critico nei confronti dell’Ucraina. A tal punto che venne ampiamente utilizzato contro Kiev dalla Russia e dai suoi sostenitori. Così come venne contestato dalle autorità ucraine a partire dal presidente Zelensky attraverso un video pubblicato sui propri canali social. Di fronte alle numerose critiche, Amnesty International ha commissionato un’indagine indipendente al fine di revisionare il rapporto ottenendo, di fatto, una bocciatura.
Il report
A darne notizia è stato il New York Times in un articolo pubblicato il 27 aprile 2023, allegando la revisione di 18 pagine stilata da un gruppo di cinque esperti di diritto umanitario. Ovvero Emanuela-Chiara Gillard (Università di Oxford), Kevin Jon Heller (Università di Copenaghen), Eric Talbot Jensen (Brigham Young University), Marko Milanovic (Università di Reading) e Marco Sassòli (Università di Ginevra). Secondo la sintesi riportata dalla testata americana, i revisori assolvono in parte Amnesty International in quanto è pur sempre loro dovere quello di valutare se anche l’aggredito, in questo caso l’Ucraina, abbia commesso illeciti e crimini di guerra. Ma «a condizione che vi siano prove sufficienti di tali violazioni». Di fatto, il gruppo di revisori ha concluso all’unanimità che le contestazioni rivolte contro l’Ucraina «non erano sufficientemente provate». E che la narrazione proposta risulta «scritta con un linguaggio ambiguo, impreciso e per certi versi legalmente discutibile».
Le pressioni
Il New York Times rivela che, in base a quanto riferito da una persona informata sui fatti, Amnesty International avrebbe fatto pressioni sulla giuria per ammorbidire la revisione che in un prima stesura risultava molto più dura nei confronti della ONG. Non solo, il documento finale venne consegnato dai revisori a inizio febbraio 2023, senza renderlo pubblico e facendolo circolare solo internamente. Di fatto, a rendere noto pubblicamente il documento è stato l’articolo del New York Times mettendo probabilmente Amnesty con le spalle al muro. Come annunciato via Twitter da Kevin Jon Heller, uno dei revisori del rapporto, il documento è stato pubblicato sul sito della ONG solo il 28 aprile 2023 («I just want to note that Amnesty has now posted the Panel’s report on its website»).
Le dimissioni
Aprendo la pagina dedicata su Amnesty.org notiamo che non vengono riportate le conclusioni dei revisori, lasciando ai lettori l’impegno di doversi leggere tutte le 18 pagine del documento. Nella pagina del rapporto pubblicato il 4 agosto 2022 (archiviato qui) non viene data notizia della revisione. Al momento, nessun portavoce di Amnesty ha commentato pubblicamente quanto accaduto. Nel 2022, il rapporto venne duramente e pubblicamente contestato dalla direttrice della sezione ucraina di Amnesty International, Oksana Pokalchuk, dimettendosi dal suo ruolo per protesta. Secondo Pokalchuk, che a seguito della revisione ha contestato l’operato della ONG scrivendo «Another day. Another injustice» su Twitter, il rapporto era diventato uno strumento della propaganda russa. Ad oggi, l’account Twitter della sezione ucraina di Amnesty non ha reso nota la revisione.
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