Valsugana, 63enne morta usando il «kit per il suicidio» acquistato online. La procura indaga per istigazione
I carabinieri di Borgo Valsugana indagano sulla vicenda dell’insegnante 63enne che si sarebbe tolta la vita usando un «kit per il suicidio» acquistato online. La procura di Trento ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, ma il fascicolo al momento è a carico di ignoti. Secondo le prime ricostruzioni, altri 8 cittadini italiani, residenti in diverse località, avrebbero comprato le stesse confezioni. Che si compongono di maschere facciali contenenti nitrito di sodio: se applicate, risultato dunque letali. Repubblica aggiunge che l’Interpol avrebbe già individuato gli altri acquirenti. Che adesso dovrebbero essere contattati dalle autorità socio-sanitarie locali, già avvertite in tal senso. Non è chiaro se già tutti siano stati contattati dagli psicologi. «Mi dispiace. Sono troppo malata, troppo dolore, non avevo altra scelta, addio»: questo il biglietto che l’insegnante 63enne avrebbe lasciato ai familiari prima di compiere l’estremo gesto. Assieme ad una lettera in cui venivano spiegate le modalità dell’operazione. I fatti risalgono allo scorso 4 aprile. Sul posto sono intervenuti i militari di Borgo, che hanno svolto raccolto i reperti e hanno informato l’autorità giudiziaria. Si è poi scoperta una lista di clienti, alla quale la donna era iscritta, che faceva capo a un uomo dell’Ontario, un sedicente chef di nome Kenneth Law.
I precedenti
Law, con un giornalista che si fingeva interessato all’acquisto del kit, si vantava di «star compiendo l’opera di Dio». La storia infatti era già stata raccontata in un’inchiesta del quotidiano inglese Times, e Law avrebbe ammesso di aver fornito il veleno a «centinaia di inglesi» con tendenze suicide. Ma finora non si sapeva che fosse arrivato anche nel nostro Paese. Nel Regno Unito si contano già sette vittime. Tra esse c’è anche un giovane di 22 anni del Berkshire, Tom Parfett. Era uno studente di filosofia, venne trovato trovato morto nell’ottobre 2021 in un hotel della zona di Londra. A fianco al suo corpo, c’era un pacchetto di nitrito di sodio sul quale figurava il nome di uno dei siti di Law. David, il padre di Tom, rivolse un appello alle autorità: «Qualsiasi vendita online della sostanza la rende pericolosa. Così diventa troppo facile per le persone più vulnerabili, senza alcun controllo medico, togliersi la vita».
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