Omicidio Matteuzzi, la difesa chiede una perizia psichiatrica per Padovani: «È uno zombie, non può essere processato»
È iniziato ieri a Bologna il processo a Giovanni Padovani, il 27enne ex calciatore accusato di aver ucciso a martellate l’ex compagna Alessandra Matteuzzi. L’accusa nei suoi confronti è di omicidio pluriaggravato da premeditazione, futili motivi, stalking e legame affettivo. Padovani ieri non si è presentato in aula e il suo avvocato, Gabriele Bordoni, ha fatto richiesta alla Corte d’Assise di una perizia psichiatrica. Sono due le domande a cui si cerca di rispondere. La prima è se Padovani sia in grado oppure no di prendere parte al processo nelle sue condizioni psicofisiche attuali. La seconda è se, al momento del delitto, fosse in grado di intendere e di volere. La difesa insiste nel dire che il 27enne sarebbe affetto da una forma di schizofrenia psicotica, che nelle fasi più acute lo esporrebbe a rischi autolesionistici e istinti suicidi. «Sembra uno zombie, anche perché è imbottito di farmaci. Io non penso che queste siano le condizioni per processare una persona», ha detto il suo legale. Una tesi che sembra non convincere l’avvocato Antonio Petroncini, che rappresenta Stefania Matteuzzi e Maria Bartolini, rispettivamente sorella e madre della vittima, che si sono costituite parti civili nel processo. «Non ci spaventa una perizia. Sgomberiamo pure il campo da ogni dubbio e accertiamo che Padovani fosse perfettamente capace di intendere e volere, così come oggi è perfettamente in grado di stare a processo», ha commentato il legale. Ieri in aula si sono presentati decine di amici, colleghi e parenti di Alessandra Matteuzzi, mentre fuori dal tribunale sono stati esposti alcuni striscioni che rivendicano libertà e sicurezza per le donne. Accanti ai familiari della vittima c’era anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore. Mentre usciva dall’aula, Stefania Matteuzzi – sorella di Alessandra – ha rilasciato solo qualche breve dichiarazione: «Mi sento male, però finalmente è iniziato il processo. Lo aspettavo da tanto: voglio giustizia».
Credits foto: ANSA/Tommaso Romanin | L’aula della Corte di assise di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Pasquariello (3 maggio 2023)
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