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Da manager a tassista, la storia di Vincenzo: «Ho cambiato vita per dominare il tempo. Milano? Di notte temo i disperati» – Il video

Con il suo taxi "Giove" lavora per le strade del capoluogo lombardo: «Di notte le persone salgono e si aprono in un eloquio spontaneo»

Vincenzo Pezzarossa ha 49 anni ed è un tassista di Milano. Non uno qualunque, però. Ha lasciato un posto da giornalista, poi un ruolo da responsabile marketing in una multinazionale. Durante un meeting coi colleghi in Svezia, prende la decisione di licenziarsi e cambiare vita. Superato l’iter burocratico e pure gli esami necessari, acquista una licenza taxi e diventa tassista a Milano. «Con questo mestiere hai una grande ricchezza», racconta. «Quella di dominare il tempo». È un lavoro che fa per lui, che «consente di assecondare i ritmi di vita e di aumentare il tempo di qualità con la famiglia e con gli amici, molto di più di quanto si possa credere», si legge nel suo libro Che Dio Tassista, prodotto da Pav Edizioni. Tra le vie di una città a volte irraggiungibile e pure inabbordabile, Vincenzo con il suo taxi “Giove” si accorge della grande opportunità che il suo nuovo mestiere gli offre: entrare (almeno un po’) nelle vite delle persone. «Noi non sappiamo nulla di chi sale a bordo», dice. «Delle loro storie, dei loro tormenti, intrighi». Se durante il giorno, Milano è “abitato” dal cosiddetto milanes ciapà, dice lui, ovvero il milanese preso da mille impegni, «magicamente durante la notte la città si trasforma». Ed è proprio nelle ore più buie che scopre il contatto con la “gente della notte”. «Le persone si siedono lì dietro», afferma indicando i sedili posteriori, «e si aprono in un eloquio spontaneo». L’abitacolo diventa così «un confessionale», qualcosa di sacro, dove sfogarsi e affidare, per certi versi, i propri tormenti a uno sconosciuto che come una sorta di prete, ne è certo Vincenzo, «terrà per sé». 

«Anche noi sentiamo la criminalità a Milano»

Milano è al vertice della classifica sulla criminalità. Secondo gli ultimi dati del Sole 24 Ore, il capoluogo lombardo nel 2022 contava 193.749 reati, ovvero quasi 6mila ogni 100mila abitanti. E pure nella precedente classifica, dell’anno prima, Milano deteneva il record (negativo). Ma non solo: è anche il territorio con più furti, soprattutto nei negozi e nelle auto in sosta. Ed è seconda per rapine in strada, terza per associazioni per delinquere, settima per denunce di violenza sessuale. Questo clima lo sente anche (e forse soprattutto) chi ha a che fare tutti i giorni con la strada. «Non la chiamerei nemmeno più micro criminalità», dice. «Ci sono dei colleghi che fanno fatica a prendere delle corse al volo di notte perché hanno paura perché spesso sale la persona che non ha nulla da perdere, quindi il disperato. E il disperato può fare di tutto», afferma Vincenzo che spiega come al giorno d’oggi i tassisti sono un po’ «un presidio contro la criminalità» perché spesso, anche in mancanza di presidi delle forze dell’ordine, «diversi colleghi hanno sventato numerose rapine in stazione Centrale».

Credit video: riprese e montaggio Alessandra Mancini

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