Pasta alle stelle, l’ombra della speculazione sull’aumento dei prezzi: pronta la task force della Guardia di Finanza
L’attuale congiuntura economica ha senza dubbio risentito degli scenari geopolitici mondiali. Ma non tutti gli aumenti nei beni di consumo sarebbero giustificati: sul fenomeno si allunga l’ombra della speculazione. Per questo motivo, scrive il Messaggero, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida. Dopo il summit potrebbero scattare i controlli a tappeto della Guardia di Finanza, seguendo lo stesso copione di quanto avvenuto per il caro benzina. Il focus in particolare è sulla dinamica dei prezzi relativi al grano duro e alla pasta: mentre il primo scende, il secondo continua a salire.
I numeri
A spingere per l’attivazione della Gdf è, tra gli altri, la Coldiretti. Il presidente Ettore Prandini ha dichiarato al Messaggero: «È importante la convocazione della Commissione di allerta rapida per fare chiarezza, insieme al ministero della sovranità alimentare, sulle dinamiche dei prezzi dal campo alla tavola ed individuare eventuali pratiche sleali e speculazioni nella filiera della pasta sulle quali possa indagare al più presto la Guardia di finanza a garanzia degli agricoltori e dei consumatori». Per il momento la prima riunione è stata convocata giovedì prossimo, e sarà mirata ad analizzare i motivi per cui solo a marzo la pasta è costata il 17,5% in più rispetto allo stesso mese del 2022. E questo mentre il costo della materia prima e dell’energia sembra essersi stabilizzato, dopo l’impennata per lo scoppio della guerra in Ucraina. Assoutenti ha stilato la mappa ufficiale delle città italiane più care per la pasta: al primo posto c’è Ancona (2,44 euro al kg), mentre la più economica è Cosenza (1,48 euro al chilo). I rincari rispetto all’anno scorso, invece, sono stati registrati in diverse province della Toscana: il record spetta a Siena, dove un chilo di pasta sale da una media di 1,37 euro/al kg dello scorso anno ai 2,17 euro di oggi, con un aumento del 58,4%. Questi aumenti, ha spiegato il ministro Urso, «colpiscono i beni primari con effetti immediati sui consumi delle famiglie e principalmente dei ceti popolari».