«Criticato da chi è stato squalificato per scommesse». Ulivieri replica a Mourinho: «Siamo fatti di pasta diversa»
Continua il botta e risposta tra il presidente dell’Assoallenatori Renzo Ulivieri e l’allenatore dell’As Roma José Mourinho. Il tecnico portoghese aveva criticato con forza l’arbitraggio del direttore Chiffi nella partita tra i giallorossi e il Monza, e le sue parole hanno spinto la procura della Figc ad aprire un’indagine nei suoi confronti. Ulivieri le aveva definite «parole inaccettabili» e ieri, sabato 6 maggio, nel post partita di Roma-Inter, Mou aveva dichiarato: «La critica più forte che ho ricevuto è stata la mia gioia più grande, perché è stata fatta da una persona con tre anni di squalifica per scommesse, essere criticato da uno così mi dà gioia, perché mi dà la certezza che sono di un pianeta diverso». Non si è fatta attendere la risposta del presidente Aiac, che in una lunga nota ha voluto chiarire la sua posizione.
La risposta di Ulivieri
«Per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo, da me subita nel 1986, alla quale si è alluso, riprendo quello che ho ripetuto decine di volte in passato, documentando quanto segue», scrive Ulivieri, «a due anni dall’inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: “l’illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa». L’ex allenatore spiega quindi che questa sentenza presupponeva «presupponeva l’accoglimento di una eventuale richiesta di grazia», che però Ulivieri non avanzò mai. «Avrebbe significato ammissione di colpa», aggiunge, ricordando che preferì scontare per intero la condanna ripartendo poi dalla serie C. C’è un altro aspetto che il presidente Aiac vuole puoi sottolineare. «In questi giorni tanti amici mi hanno apostrofato: “Proprio te che litigavi di continuo con gli arbitri”, facendo riferimento alle mie passate e numerose espulsioni quando ero in panchina», prosegue Ulivieri, «finché si è in campo, siamo alla pari, io mi comporto male, tu mi espelli. Quando finisce la partita non siamo più alla pari, perché l’allenatore può parlare e l’arbitro no». E infine: «Tornando a Mourinho, concordo pienamente con le sue conclusioni: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro».