Zaporizhzhia, la Russia ordina l’evacuazione dei residenti dalla regione: code chilometriche verso la Crimea
Ore di panico e caos nella regione ucraina di Zaporizhzhia, dopo l’ordine di evacuazione dei civili dato lo scorso 5 maggio dal governatore russo dell’oblast, Yevgeny Balitsky. Balitsky ha precisato che il provvedimento deciso da Mosca riguarda in un primo luogo «bambini, anziani, disabili e malati di 18 insediamenti nella regione vicini al fronte», con l’obiettivo di «proteggere queste persone dal fuoco nemico» (le truppe ucraine, ndr). Tra queste città anche quella di Energodar, dove è presente la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, in mano delle forze russe da marzo 2022, e sotto sorveglianza internazionale continua per i timori di un possibile incidente all’interno della struttura. Dopo l’ordine di evacuazione, il sindaco ucraino di Melitopol, Ivan Fedorov, ha spiegato che tra la popolazione è scattato il caos. Migliaia di persone in fuga hanno abbandonato le proprie abitazioni, «con traffico intenso, in particolare in direzione della regione della Crimea, con traffico in tilt e code di auto che hanno causato blocchi della circolazione anche di 5 ore», ha raccontato Fedorov. Il sindaco di Melitopol ha inoltre dichiarato che l’ordine di evacuazione lanciato da Mosca è una «provocazione». Il quotidiano inglese The Guardian, citando le autorità locali, riferisce che nella regione di Zaporizhzhia si sono registrati 75 attacchi nelle ultime 24 ore. L’amministrazione militare di Zaporizhzhia ha inoltre reso noto che «16 insediamenti lungo la linea del fronte sono stati colpiti da artiglieria e proiettili antiaerei», sottolineando che «non ci sono state vittime».
Il sindaco di Melitopol: «Non si trova più il pane, stanno chiudendo gli ospedali»
Secondo quanto riferito da Fedorov «nei convogli di evacuazione solo un terzo degli autobus era con civili, il resto aveva personale militare nascosto al loro interno. Le persone vengono portate a Berdyansk, i russi vengono portati verso Mariupol. I russi occupanti guidano per le strade ogni giorno, ogni ora, anche di notte, e usano gli altoparlanti per gridare che c’è il panico. Così facendo aumentano il panico e la paura tra gli abitanti, con il rischio di sfociare in crisi umanitaria». «Le persone cercano di acquistare medicinali e prodotti durevoli», continua il sindaco di Melitopol, ma le scorte ormai sono finite e «diversi esercizi commerciali sono già chiusi: non puoi nemmeno comprare il pane». Ma non solo. Il sindaco ha osservato che anche «gli ospedali stanno chiudendo, le persone vengono dimesse con anticipo. E spaventa anche la minaccia di togliere l’elettricità e l’acqua in caso di inizio di controffensiva» da parte delle forze ucraine.
L’Aiea: «Situazione pericolosa: dobbiamo agire ora»
Al contempo, Rafael Gross, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), in una nota ufficiale ha sottolineato che «la situazione generale intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia sta diventando sempre più imprevedibile e potenzialmente pericolosa: sono estremamente preoccupato per i reali rischi per la sicurezza e la sicurezza nucleare che l’impianto deve affrontare». Il numero uno dell’Aiea ha aggiunto: «Dobbiamo agire ora per prevenire la minaccia di un grave incidente nucleare e le relative conseguenze per la popolazione e l’ambiente. Questo grande impianto nucleare deve essere protetto. Continuerò a sollecitare tutte le parti a impegnarsi a raggiungere questo obiettivo vitale e l’Aiea continuerà a fare tutto il possibile per contribuire a garantire la sicurezza nucleare». Secondo quanto reso noto dal direttore dell’impianto, Yuri Chernichuk, «il personale operativo della centrale non è stato evacuato e sta facendo tutto il necessario per garantire la sicurezza nucleare dell’impianto, i cui sei reattori sono tutti in modalità di spegnimento», sottolineando che anche «tutte le apparecchiature dell’impianto sono mantenute in conformità con tutte le norme di sicurezza e protezione nucleari necessarie».
Foto in copertina: Telegram / Ivan Fedorov
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