Anniversari, 8 anni fa Elly Schlein lasciò il Pd insieme a Civati: «Me ne vado con la speranza che un giorno ci ritroveremo»
Cottarelli, l’ultimo. Prima di lui, tra gli altri, il senatore lettiano Borghi e pure l’eurodeputata Chinnici. Tutti si sono detti «distanti» dal partito democratico di Elly Schlein. Non si riconoscono più. «La sua elezione ha spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo», ha scritto Cottarelli dopo l’annuncio del suo addio politico. Eppure questa sorta di “esodo” causato oltre che dalla paura di radicalità di Schlein, anche da sentimenti legati all’impossibilità di riconoscersi con l’attuale Pd, non è una novità. L’8 maggio di 8 anni fa ad andarsene dal partito democratico era stata la stessa segretaria dem. «Me ne vado anch’io, insieme a Civati. È troppo tempo che non mi riconosco più in nulla di quello che fa questo governo», aveva scritto Elly Schlein in una lettera su Facebook.
L’addio
Il suo, nel 2015, era stato un addio di peso. L’attuale segretaria dem prima di lasciare il Pd si era fatta conoscere come una delle attiviste di «OccupyPd», la mobilitazione dei giovani democratici che aveva portato all’occupazione di diverse sedi del partito in tutta Italia dopo che 101 franchi tiratori aveva fatto fuori Romano Prodi nella corsa a Presidente della Repubblica. Poi il malumore per il governo delle larghe intese di Letta, incaricato di formare un governo nel post-Bersani. All’epoca Schlein credeva che il partito democratico si fosse «trasformato in un’altra cosa: molto diversa da quella cui avevamo entusiasticamente aderito e da ciò che era nato per essere, perno della sinistra che vogliamo», si leggeva nel lungo flusso di coscienza della stessa sui social.
Il ritorno
«Vale la pena di lottare dentro al partito finché c’è il partito, ma io – aveva affermato Schlein – temo che il partito non esista più» perché «in quest’anno abbiamo visto stracciare diritti dei lavoratori nel nome della libertà di licenziare (…). Abbiamo visto scegliere con forza un modello energetico che non ha nulla di nuovo (…).Abbiamo assistito – si legge ancora nel post di 8 anni fa – a forzature costituzionali insopportabili, in continuità col pericoloso esautoramento del Parlamento in atto da anni (ma che prima contestavamo), e che ha avuto il suo grave culmine con la fiducia su una materia di squisita competenza parlamentare». In quel lungo flusso di coscienza, però, era nascosta una promessa: «Me ne vado con il dolore infinito di lasciare tanti amici e compagni di intense battaglie, ma con la speranza che un giorno ci ritroveremo». Promessa mantenuta: il “finale” lo conosciamo.
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