L’Ad della Rai Carlo Fuortes si è dimesso: «Venute meno le condizioni per proseguire, lascio nell’interesse dell’azienda»
L’Amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes ha rassegnato le dimissioni dall’incarico, comunicando ufficialmente questa mattina la decisione al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte. Prendo atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato», ha scritto Fuortes, la cui permanenza in carica era ormai da mesi nel mirino del governo. Nell’ottica del completamento dello spoil system, certo (Fuortes fu nominato dal precedente esecutivo, quello di Mario Draghi), ma anche alla luce dei risultati economici deludenti della tv pubblica sotto la sua gestione. Nella lettera di dimissioni, Fuortes ha comunque tenuto il punto, rivendicando gli obiettivi raggiunti. «Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di Amministrazione con il governo Draghi il Cda ha raggiunto grandi risultati per l’Azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale».
«Scontro politico in atto da mesi, così la Rai rischia la paralisi»
Quindi, fuori i sassolini dalle scarpe con cui evidentemente Fuortes conviveva da tempo: «Dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai. Il Consiglio di Amministrazione deve deliberare, nelle prossime settimane, i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021. Non posso, pur di arrivare all’approvazione in CdA dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti – sebbene ovviamente legittimi – di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai. Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica. Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze».
La “leggina” del governo e il possibile approdo al San Carlo di Napoli
Difficile pensare sia un caso che l’addio di Fuortes alla guida della tv pubblica arrivi a brevissima distanza dall’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di una norma che potrebbe di fatto aprirgli la strada verso un nuovo, ambito incarico: la soprintendenza del teatro San Carlo di Napoli. Giovedì scorso infatti il Cdm ha approvato un decreto volto a introdurre il limite di età a 70 anni per il pensionamento dei direttori delle fondazioni lirico-sinfoniche. Una norma vista da molti come “leggina” ad hoc per liberare una casella gradita a Fuortes e favorire la sua uscita dalla guida della Rai. Il decreto dovrebbe infatti far decadere dall’incarico l’attuale sovrintendente del San Carlo, Stéphane Lissner, che proprio lo scorso gennaio ha compiuto 70 anni. Anche se l’interessato ha già fatto sapere di valutare la strada del ricorso contro la norma varata dall’esecutivo, il che potrebbe sbarrare la strada – quanto meno temporaneamente – alla nomina di un nuovo sovrintendente. Fuortes, in ogni caso, da oggi è fuori dalla Rai. E ora il governo Meloni, tramite il ministero dell’Economia che ha diritto a indicare il nome, ha la strada spianata per insediare un nuovo Ad alla guida dell’azienda di Viale Mazzini.
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