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Morta a 17 anni per leucemia, rifiutò le chemio. Per i giudici fu «condizionata» dai genitori, seguaci del metodo Hamer

09 Maggio 2023 - 18:47 Redazione
La Corte di Cassazione ha depositato oggi le motivazioni della condanna alla coppia per omicidio colposo

Eleonora Bottaro aveva 17 anni nel 2016, quando morì di leucemia linfoblastica acuta. Lo scorso 23 marzo, la Corte di Cassazione ha condannato i suoi genitori per omicidio colposo a due anni di reclusione in via definitiva: oggi, 9 maggio, sono state depositate le motivazioni del verdetto. I giudici hanno ritenuto, riporta Fanpage, che il rifiuto delle cure contro la leucemia da parte di Eleonora «non fu una libera scelta che i suoi genitori ritennero di rispettare, ma un’opzione consapevolmente adottata dai genitori in prima persona, nonostante i medici li avessero informati dell’impossibilità, per la figlia, di guarire senza la chemio». Nel corso del processo sarebbe stato infatti accertato che il padre e la madre della ragazza, Lino Bottaro e Rita Benini, non vollero sottoporre la figlia alle cure anche quando la possibilità di guarigione era decisamente elevata (80%). E questo per via del fatto che entrambi erano seguaci del metodo Hamer, pratica antiscientifica che rinnega l’uso dei farmaci. E che, tardando le terapie, rischia di trasformare tumori curabili in forme incurabili.

Il condizionamento

Bottaro e Benini hanno sempre ribadito che fu loro figlia a rifiutare le cure. Un fattore che, come evidenziato tra i motivi del ricorso, renderebbe la vicenda di Eleonora analoga a una sentenza del 1998 del tribunale per i minori di Venezia che «stabilì di tener conto della volontà di una bimba di soli nove anni affetta da leucemia, che aveva rifiutato la chemio in quanto troppo invasiva e debilitante». Ma gli ermellini hanno ritenuto che il caso di Eleonora «esula ogni rilevanza della tematica relativa al diritto del minore all’autodeterminazione», in quanto «la ragazza non aveva, in ragione dell’età, la percezione della reale possibilità di morire, essendo forte di un senso di immortalità e delle convinzioni dei propri genitori (…) i quali le avevano detto che la chemio non era necessaria, anzi era nociva».

Convinzioni, quelle dei genitori, che la avrebbero «condizionata» in quanto di loro «si fidava ciecamente». Nelle dodici pagine delle motivazioni della sentenza di condanna, i giudici ricordano come essi «avevano rifiutato qualunque farmaco, opponendosi perfino alla terapia antibiotica e antipiretica e lamentandosi addirittura della Tachipirina e del Nurofen. Il padre insisteva perché venissero somministrati alla ragazza per via endovenosa altissimi dosaggi di vitamina C che, secondo la sua opinione, i medici non prescrivevano per pressioni della lobby delle case farmaceutiche».

Foto copertina: Fanpage

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