Nomine, Chiocci al Tg1 fa i conti con il “partito Rai” (e con Rao). Vincerà l’amicizia con Meloni?
Non le bastava il parere contrario dell’influente sindacato interno alla Rai. Nemmeno l’opposizione di Riccardo Laganà, membro del consiglio di amministrazione in quota dipendenti. Giorgia Meloni ha scelto di tirare dritto sul nome di Gian Marco Chiocci come futuro direttore del Tg1, al posto di Monica Maggioni. La presidente del Consiglio e l’attuale capo dell’Adnkronos sono legati da una salda amicizia. Non sono un mistero le posizioni dichiaratamente di destra del giornalista, che gode di un buon rapporto anche con Giuseppe Conte. Non è certo l’orientamento politico a creare problemi, mai così a destra per un direttore del tg della prima rete. Il problema di Chiocci è che è un direttore esterno alla Rai. E gli esterni arrivati ai vertici del servizio pubblico non hanno mai avuto vita facile con la struttura interna.
A svegliare Meloni dal sogno di dotare il principale notiziario nazionale del miglior interprete possibile della stagione d’oro di Fratelli d’Italia sono stati i suoi stessi compagni di partito. Prima di tutto, però, sarebbe stato il direttore generale in pectore, Giampaolo Rossi, a suggerire alla presidente del Consiglio di non commettere l’errore di forzare la mano con gli interni Rai. Lui vanta anni di esperienza nel management di Viale Mazzini e sa pesare l’entità delle possibili resistenze che incontrerebbe Chiocci: ne risentirebbe la stessa operazione di “destrizzazione” con cui si spiega il ricorso di Meloni al suo amico. Mentre una fronda di esponenti di Fratelli d’Italia spinge per l’investitura di Nicola Rao, direttore da pochi mesi del Tg2 che verrà quasi certamente scalzato da Antonio Preziosi, direttore di Rai Parlamento a cui dovrebbe essere ceduta la guida della seconda rete, su insistenze di Forza Italia.
Se per Chiocci la presidente del Consiglio può contare sulla sponda di Conte, pare che al presidente del Movimento 5 stelle non basti la consegna di Rai Parlamento, lasciata libera proprio da Preziosi, a Giuseppe Carboni. L’ex direttore del Tg1 per volontà grillina, era stato lasciato senza rete con l’avvento del governo Draghi. Nel gioco delle nomine iniziato ieri, 8 maggio, con le dimissioni di Carlo Fuortes dal ruolo di amministratore delegato, aleggia l’avvertimento di Laganà: «La valorizzazione delle risorse interne è un dovere sottoscritto pure nel contratto di servizio. In Rai ci sono professionalità che attendono da tempo la loro occasione senza riuscire a vedersi assegnati programmi, budget o spazi di palinsesto, affidati invece ad altre, gradite al governo di turno. La tv pubblica si difende anche dicendo dei no, rifiutando pressioni esterne». Meloni prenderà in considerazione le previsioni del temporale in arrivo oppure insisterà per Chiocci al Tg1, compensando Rao con Radio Rai, “liberata” da Roberto Sergio, o con gli Approfondimenti, regno dei talk show politici guidato oggi da Antonio Di Bella?
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