L’«indagine in corso» sulla chiusura di Non è l’Arena: «Lo stop per le inchieste sulla mafia, non per gli ascolti»
«Hanno chiuso la trasmissione di Giletti per le inchieste che stavamo facendo. Questo è sicuro. Di certo non perché andava male come leggo sui giornali». La giornalista Sandra Amurri, ex ospite di Non è l’Arena, l’8 maggio a Quarta Repubblica, torna sulla rocambolesca conclusione del talk show di La7. E rivela: «C’è un’indagine in corso sullo stop a Non è l’Arena. Cairo dovrà spiegare ai magistrati i motivi della chiusura». Per poi precisare ulteriormente su domanda del conduttore Nicola Porro: «L’inchiesta c’è. Ma scusa, a te sembra normale chiudere una trasmissione da un’ora all’altra? C’è un’indagine in corso e Cairo dovrà spiegare».
Le puntate sulla mafia
Non è l’Arena è stata chiusa il 13 aprile scorso. Sin da subito si erano rincorse voci che collegavano lo stop alle inchieste su Matteo Messina Denaro e sui fratelli Graviano. In particolare all’attenzione era balzata la serie di interviste a Salvatore Baiardo, autore della “profezia” sull’arresto dell’Ultimo dei Corleonesi. L’editore Urbano Cairo aveva spiegato in una nota che Giletti aveva avuto in sei anni la massima libertà editoriale. Lo stesso conduttore ha avvalorato la tesi della chiusura a causa delle puntate sulla mafia. Mentre successivamente si è parlato di una presunta foto che ritraeva Silvio Berlusconi insieme a Giuseppe Graviano. Che lo stesso Baiardo avrebbe mostrato a Giletti e ritenuta dai pm che indagano a Firenze una prova importante nell’inchiesta sulle stragi del 1993.
L’Auditel
Successivamente erano emersi invece elementi sulla chiusura a causa dell’Auditel. La trasmissione raccoglieva nell’ultimo mese 50 mila euro di pubblicità e ne costava 200 mila. Per questo Cairo ha fermato il programma. Che agli esordi, ovvero nella stagione 2017-2018, aveva una media spettatori di un milione e quattrocentomila. Nei successivi cinque anni li ha però dimezzati: la media è arrivata a 779 mila. In questa stagione l’Auditel era tornato a crescere. Ma la pubblicità non entrava comunque. «Praticamente nessuno è disposto a pagare per avere uno spot di biscotti dentro a una trasmissione che quando hai finito di vederla ti fa venire voglia di uscire di casa e spaccare le vetrine», ha detto qualche tempo fa al Foglio l’amministratore delegato di una concessionaria in anonimo.
Giletti dai Pm
Il conduttore è stato ascoltato dai pm Luca Turco e Luca Tescaroli. Mentre Madre Natura (così a Brancaccio chiamavano Giuseppe Graviano) aveva sostenuto in una memoria e in un’audizione in tribunale che da Berlusconi voleva indietro dei soldi che alcune famiglie palermitane gli avevano prestato a suo dire negli Anni Settanta. Prima della chiusura della trasmissione Giletti aveva detto a Marco Lillo, vicedirettore del Fatto Quotidiano, che la trasmissione si sarebbe occupata delle indagini sui rapporti tra Berlusconi, Marcello dell’Utri e Cosa Nostra.
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