L’autista Franco L., l’idoneità del furgone, le norme sull’ossigeno: perché la procura indaga sull’esplosione di Milano
L’inchiesta sull’esplosione a Milano punta sul furgone dell’ossigeno. Gli investigatori hanno cominciato subito le indagini su quanto accaduto in via Pier Lombardo angolo via Vasari. Ovvero sui sette botti che hanno generato la colonna di fumo e l’incendio nel quartiere di Porta Romana. Il Fiat Ducato a carburante trasportava una dozzina di bombole d’ossigeno. Alla guida c’era Franco L., 53enne della Autotrasporti Zanaria di Cerano in provincia di Novara. Le stava consegnando per la Linde Gas di Artuno e stava andando alla Rsa Domus Patrizia quando si sono verificate le esplosioni. Lui dice di aver visto del fumo sul mezzo, poi penetrato nell’abitacolo. Quando ha visto le fiamme ha provato istintivamente a spegnerle con le mani e si è ustionato. E stamattina la strada è stata chiusa di nuovo.
Il focolaio
Ancora fumo, stamani, e nuove segnalazioni allarmate a Polizia e Vigili del fuoco, per un focolaio che nella notte ha preso forza e che stamani ha provocato un nuovo principio d’incendio, che ha costretto i pompieri a tornare per spegnerlo definitivamente. Si escludono pericoli per le persone. È accaduto intorno alle 7 quando, in via Vasari, strada ancora chiusa dopo lo scoppio e l’incendio di ieri, si è notato del fumo uscire da una finestra del secondo piano dello stesso stabile interessato dalla deflagrazione. Sul posto i Vigili del fuoco e la Polizia Locale.
L’allarme e le fiamme
L’allarme è partito ieri alle 11.50. I pompieri sono arrivati alle 12.03. Ma le fiamme avevano già invaso una decina di auto in sosta e gli appartamenti dei palazzi di fronte. Mandando anche in frantumi il vetro della scuola materna e di quella primaria Suore Mantellate. «Ho sentito un botto, come se fosse caduto qualcosa. Mi sono fermato, sono sceso e ho controllato il cassone: ma era tutto a posto. Quando sono risalito in cabina ho visto il fumo. Il motore stava prendendo fuoco», ha detto Franco L. al Corriere della Sera. «Sono sceso di nuovo per controllare. Ho aperto il cofano e ho tentato di spegnere le fiamme con le mani ma ormai il motore era avvolto». L’autista dice che non c’erano perdite nelle bombole: «No, nessuna fuoriuscita. Sono sicuro. Le fiamme sono partite da davanti, dal motore».
Perché l’ossigeno è pericoloso
Il quotidiano spiega anche che l’ossigeno per uso medico è compresso in bombole sotto pressione che possono essere di alluminio o acciaio. Sono disponibili in formati da uno a molte decine di litri. In maggioranza sono da 31 litri e in tutto se ne vendono 11,5 milioni. La fornitura avviene con mezzi allestiti e attrezzati appositamente. E guidati da autisti formati in modo specifico. Il trasporto su strada delle merci pericolose come i gas risponde a normative europee, nazionali e locali e all’accordo Adr (Agreement Dangerous Road). I mezzi devono avere: ventilazione adeguata con due o più finestre; divisione fisica tra la cabina di guida e il vano di carico che deve essere rivestito con materiali non infiammabile; due estintori. ll carico deve essere fissato in modo costante. Gli autisti devono indossare guanti specifici e idonei, abbigliamento adatto a proteggere il corpo, le braccia e le gambe. E devono avere prodotti per disinfettare le mani dell’autista e le attrezzature. I capi di abbigliamento devono essere perfettamente puliti.
L’idoneità al trasporto
La procura sta effettuando verifiche sull’idoneità del furgone e se sia stata rispettata la normativa sui trasporti di sostanze speciali. Da quanto si è appreso in ambienti giudiziari gli investigatori che stanno lavorando al caso si recheranno nell’azienda fornitrice dell’ossigeno per gli accertamenti, attraverso la documentazione, sul furgone, il cui motore, secondo la ricostruzione, ha preso fuoco causando l’incendio e l’esplosione. Tra l’altro si vuole capire se siano state rispettate le norme sui trasporti speciali: per esempio, se il veicolo era dotato di estintore e se l’autista, ora in ospedale con una prognosi di 30 giorni, avesse una adeguata formazione.
Niente telecamere
Non ci sarebbero telecamere di sorveglianza che hanno filmato l’inizio della scena, mentre sono diversi i video registrati da condomini e passanti, molti dei quali attirati dall’alta colonna di fumo scuro. «Nel luogo dell’incendio ci sono pochi valori residui di composti organici volatili, a concentrazioni basse, ma già a 50 metri di distanza non ci sono alterazioni della qualità dell’aria – ha fatto sapere Cristina Colombi, referente territoriale di Arpa per la qualità dell’aria -. Al momento non è stata attivata la squadra di emergenza di qualità dell’aria. Fortunatamente non c’è stata emissione nell’atmosfera di sostanze tossiche, ma per vedere le ripercussioni è troppo presto. Mi aspetto di vedere qualche valore alterato per il monossido di carbonio».
La dinamica
Secondo una prima ricostruzione, come risulta dai rilievi fotografici, dai video e dalle prime testimonianze raccolte, tutto sarebbe cominciato dalle fiamme che si sono sviluppate nel cofano del mezzo. Fiamme che hanno costretto l’autista, che avrebbe dovuto rifornire la casa di riposo Domus Patrizia, a fermarsi poco prima della Rsa per cercare aiuto e tentare di spegnere il principio di incendio. Invece in un baleno la situazione si è aggravata e sono poi scoppiate, non le bombole alte e sottili, ma le bottiglie più piccole e meno resistenti: una deflagrazione di cui si sono visti i lapilli, si sono sentiti scoppi e un paio di boati. L’incendio che ne è seguito è arrivato fino a lambire il terzo piano della palazzina distruggendo alcuni appartamenti.
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