Sardegna, al via il reclutamento di medici stranieri negli ospedali: il piano della Regione per colmare i buchi di personale
Se di medici italiani non se ne trovano, tanto vale cercarli all’estero. Per far fronte alle gravi carenze di professionisti sul territorio, la Regione Sardegna avvia il reclutamento di medici stranieri. Un’iniziativa già intrapresa da altre regioni italiane, che incontra – comprensibilmente – il plauso di Foad Aodi, a capo dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi). «È un’opportunità per tutti – spiega Aodi -. La carenza di medici specialisti, in Italia come in molti Paesi europei, alimenta già da tempo una forte competizione su un mercato del lavoro a cui porre delle barriere significherebbe precludere la possibilità al sistema sanitario di inserire al proprio interno professionisti anche di alto profilo». Il piano della giunta regionale guidata da Christian Solinas è il seguente: lanciare un appello ai medici stranieri che già operano in Italia e, se non dovesse bastare, anche a chi lavora fuori dai confini nazionali.
I medici stranieri in Italia
Secondo le stime di Amsi, sono circa 77mila i professionisti della sanità di origine straniera che lavorano in Italia. Di questi, 22mila sono medici, 38mila infermieri, 5mila farmacisti, 5mila fisioterapisti e il resto sono psicologici, podologi e altri specialisti. Il 20% di loro è in servizio negli ospedali con la cittadinanza italiana. Il restante 80% lavora per strutture di sanità territoriale, sia pubbliche che private. Negli ultimi anni, gli appelli rivolti a medici stranieri per colmare i buchi di personale della sanità italiana stanno diventando sempre più frequenti. «Mentre le regioni chiamano medici stranieri gli italiani vanno all’estero», spiega all’Ansa Foad Aodi. Negli ultimi cinque anni le richieste sono salite del 35%». Secondo il presidente dell’Amsi, questa situazione si verifica fondamentalmente per due motivi: «Uno riguarda proprio misure come quelle della Sardegna sul reclutamento degli stranieri, l’altro è per esempio l’utilizzo del decreto Cura Italia, varato dal governo Conte bis e ora prorogato fino al dicembre 2025, che dà la possibilità di reclutare medici stranieri anche senza il riconoscimento del titolo, che può essere fatto in deroga dalle Regioni, ma con l’iscrizione all’albo professionale del Paese di provenienza e l’attestazione della conoscenza della lingua italiana», spiega Aodi.
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