Caro affitti, la protesta sbarca in tv. Ilaria Lamera: «La lotta in tenda paga, ma non diventerà un movimento. La politica trovi soluzioni»
Da quando la 23enne Ilaria Lumera ha deciso di piantare una tenda di fronte al rettorato del Politecnico di Milano, il tema dell’insostenibilità degli affitti è entrato con forza nel dibattito pubblico, coinvolgendo movimenti, sindacati e politica. A distanza di una decina di giorni, la studentessa è pronta per fare un bilancio, e lo fa nel salotto televisivo di Lucia Annunziata, a Mezz’Ora in Più. Esordisce con qualche cenno autobiografico, parlando delle sue origini bergamasche: «Vengo dalla terra dell’efficienza. Piuttosto che fare polemica sui social mi è sembrato più utile fare un gesto simbolico, forse anche provocatorio». «Ho cercato un alloggio per tanti mesi e vedevo che era impossibile trovare una camera al di sotto di 700 euro – racconta -. Non ero così esperta del tema speculazione immobiliare a Milano, partivo dalle nostre situazioni individuali: ora ho studiato e conosco molti più dati e informazioni».
Il problema del turismo
Per esempio: «Solo a Milano siamo 70mila studenti fuorisede, ma tanti continuano a fare i pendolari. Chi come me abita a 50, 60 km dalla città, decidesse di trasferirsi (come io credo sia giusto per il principio del diritto alla casa) saremmo molto di più». La spiegazione per gli esorbitanti canoni proposti, secondo lei, è nel turismo: «Milano è una città che attira molte persone, e piattaforme private permettono di chiedere ai turisti una tariffa per una settimana che equivale al canone di affitto di un mese». Ciononostante, puntualizza: «Il flusso turistico non va fermato: io in tenda ho fatto questo atto per manifestare un disagio, non solo di noi studenti ma di tante persone. Ma non spetta a me trovare una soluzione. Ci sono persone con competenze che dovrebbero trovare soluzioni. Chi vive il problema in prima persona, tuttavia, può dare qualche idea».
Apartitici
A questo proposito, «giovedì sera sono andata al tavolo del Comune di Milano e ci siamo messi insieme a ragionare sulle soluzioni insieme al sindaco Beppe Sala. Abbiamo ipotizzato, per esempio, che il Comune può cercare di rendere più appetibile il canone concordato per i proprietari di case, abbassando le tasse. Si è poi pensato, per la prima volta, di applicare il canone concordato alla singola stanza piuttosto all’appartamento». E i 660 milioni stanziati dal governo coi fondi del Pnrr? «Non risolvono il problema nell’immediato, potrebbero risolverlo nel lungo periodo. Finché non vediamo fatti concreti, però, non smetteremmo di perdere persone e protestare».
Al momento, puntualizza Lamera, non c’è alcuna intenzione di far confluire i partecipanti alla protesta in un movimento organico: «Saremo un centinaio di persone, ormai, ad esserci appostati con le tende. Ma molti altri, anche se non si sono accampati, si sono fermati e hanno offerto il loro sostegno. Non abbiamo forze economiche e organizzative per creare un movimento nazionale». Ma non è un problema: «Un “movimento” rischia di essere esclusivo, è meglio lasciare le persone libere. Tanto comunque ci comportiamo come un movimento, anche senza essere organizzati». La studentessa puntualizza infine che non c’è la minima volontà di «entrare in una logica partitica, politica. Se tutte le forze politiche si riunissero per risolvere il problema faremmo molti progressi».
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