L’avviso di OpenAI su ChatGPT: «Prende i dati da Internet e potrebbero esserci quelli personali degli utenti. Ecco come toglierli»
Mentre l’Unione Europea adotta le prime regole per l’intelligenza artificiale tra non poche polemiche, arriva la replica di OpenAI, la società che ha sviluppato ChatGPT. Quest’ultima, scrive l’azienda in una informazione pubblicitaria diffusa oggi 15 maggio, «apprende il linguaggio e i fatti del mondo dalle informazioni pubblicamente accessibili su Internet. Genera testo in risposta a domande o istruzioni, e i suoi modelli non immagazzinano copie di tali dati». Un chiarimento che arriva a seguito delle preoccupazioni emerse negli ultimi mesi e lo stop (poi rientrato) del servizio in Italia da parte del Garante della Privacy.
Togliere i propri dati si può: ecco come
Nel comunicato di OpenAI l’azienda tiene a sottolineare che non è nel loro interesse che i loro modelli di intelligenza artificiale apprendano informazioni sugli individui. Ma precisano che «poiché una grande quantità di dati su Internet riguarda le persone, le informazioni pubblicamente accessibili che utilizziamo per addestrare i nostri modelli potrebbero includere alcuni dati personali». Pertanto, la società ribadisce che da queste informazioni, i modelli imparano ad esempio a utilizzare nomi e indirizzi dentro le frasi, ma non che cercano dati personali per addestrare i modelli e né tantomeno per profilare le persone con finalità pubblicitarie o di vendita. «Tuteliamo la privacy», dichiarano. E spiegano che gli utenti possono esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei propri dati per finalità di addestrameento algoritmico con uno strumento dedicato a cui si può accedere tramite la loro “Privacy Policy” sul sito di OpenAI.
Cosa c’è dietro il chiarimento di OpenAI
Il nuovo chiarimento dell’azienda titolare dei dati personali che raccoglie ChatGPT arriva a fronte dei continui dubbi che il sistema di intelligenza artificiale continua a raccogliere. Solo pochi giorni fa, il Parlamento europeo ha approvato l’AiAct, il documento che stabilisce per la prima volta le nuove regole europee per l’A che contiene al suo interno anche il divieto totale di utilizzo di tali tecnologie per il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici negli stati membri.
Il Garante
I timori erano già stati sollevati dal Garante della Privacy che aveva aperto un’istruttoria nei confronti della società perché avevano rilevato la mancanza di un’informativa agli utenti sul modo in cui i cui dati venivano raccolti, e per l’assenza di una base giuridica che giustificasse la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali. Ma poi a fine aprile il Garante e l’azienda sviluppatrice statunitense hanno trovato un accordo con OpenAI che ha messo a disposizione degli utenti una serie di informazioni aggiuntive e di aver modificato e chiarito alcuni punti sull’esercizio dei loro diritti.
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