A che punto siamo con la proposta di legge sul benessere psicologico degli studenti – Le interviste
Gli studenti bussano alle porte del Ministero della Salute per chiedere la calendarizzazione e l’approvazione della loro proposta di legge sul benessere psicologico. Oggi, 16 maggio, un’ottantina di ragazzi e ragazze hanno protestato davanti alla sede romana per riportare l’attenzione sulla necessità di una maggiore assistenza psicologica tra le mura scolastiche, chiedendo alla politica e ai ministeri competenti di far fronte a quella che sembra essere sempre di più una crisi generazionale. «Non possiamo più svegliarci ogni mese con la notizia di uno studente o studentessa che sceglie di togliersi la vita perché vede nel proprio percorso universitario un fallimento», spiega a Open Camilla Piredda coordinatrice nazionale di Unione degli Universitari (Udu). «Servono investimenti e soluzioni strutturali per permettere che la salute mentale possa essere considerata al pari di quella fisica», chiosa. Udu e la Rete degli Studenti Medi portano avanti queste istanze da tempo.
Tutto è iniziato lo scorso anno quando hanno lanciato la campagna Chiedimi come sto, accompagnata da un’indagine che hanno realizzato durante la pandemia assieme all’Ires (Istituto Ricerche Economiche e Sociali) e all’Alta Scuola Spi-Cgil. A cui è seguita una proposta di legge che hanno presentato lo scorso 22 marzo in conferenza stampa alla Camera dei Deputati e che è stata recentemente depositata dai partiti di opposizione alla Camera e al Senato. Mentre dalle forze di maggioranza tutto tace. «Siamo arrivati a un primo passo importante, ma non basta: chiediamo che l’intero arco parlamentare si faccia carico delle esigenze di un’intera generazione», denunciano gli attivisti. Tra i parlamentari che li sostengono spiccano i nomi di Elisa Pirro (M5s), dei dem Filippo Sensi, Nicola Zingaretti, e Rachele Scarpa.
Cosa c’è nella proposta di legge
Istituire nelle scuole e nelle università servizi di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counselling, per intervenire nei casi che necessitano di aiuto e per prevenire i fenomeni di disagio. È questo il focus principale della proposta di legge, che si compone di 4 articoli. Secondo il progetto, ogni sportello deve essere gestito da una squadra multidisciplinare e si chiede al Ministero della Salute di adottare delle linee guida specifiche per gli sportelli, così da assicurare un’erogazione dei servizi uniforme. Infine, per l’attuazione della legge è prevista una spesa di 30 milioni di euro per il 2023 e 60 milioni ogni anno a partire dal 2024.
«Manca la volontà di investire»
«Non siamo particolarmente fiduciosi», premette subito a Open Rachele Scarpa che ci tiene comunque a sottolineare come i tempi non siano ancora maturi, considerato che la proposta è stata depositata solo alcune settimane fa. «Abbiamo registrato un attivismo parlamentare trasversale sul tema, ma – almeno sul fronte della maggioranza – sembra non essere seguito anche da un investimento materiale», puntualizza la dem. «Penso ad esempio anche all’emendamento sul bonus psicologo che abbiamo ripresentato in legge di bilancio, in cui proponevamo di aumentare il finanziamento della misura. L’emendamento è stato approvato all’unanimità, ma con un finanziamento ridotto dell’80%», spiega. Secondo Scarpa, quindi, «c’è la consapevolezza, ma manca la capacità di programmare gli investimenti in questa direzione».
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